Nola, stadio comunale, calcato da grandi campioni, oggi giace abbandonato
Piuttosto imbarazzante l’attuale situazione dell’ex stadio Comunale Piazza d’armi di Nola. Calcato da grandi campioni, oggi giace abbandonato
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Nola – Lo hanno calcato in tanti, nel recente passato, dal più grande di tutti, Diego Armando Maradona, fino all’attuale tecnico della Fiorentina, l’aeroplanino Vincenzo Montella, passando per altri nomi noti del calcio degli ultimi anni, da Walter Mazzarri a Raffaele Palladino: oggi giace abbandonato.
Se potesse parlare, il Comunale “Piazza d’Armi” di Nola sarebbe in grado di raccontare tanti aneddoti da almanacco del calcio, tasselli fondamentali di quello che é considerato, a ragione, come lo “sport più bello del mondo”. Fu inaugurato ufficialmente nel 1955, alla presenza dell’ex vescovo di Nola monsignor Alfredo Binni, ma in realtà, a Nola, quel campo di calcio veniva usato da molto più tempo. Si racconta, infatti, che ai tempi del Regno d’Italia, all’inizio del ‘900, il calcio a Nola fosse una realtà consolidata: previa autorizzazione dei militari della Caserma Principe Amedeo, i nolani raggiungevano la piazza d’armi provenienti dalle vie cittadine, e affrontavano gli avversari che si vestivano su camioncini sgangherati.
Dopo la guerra fu rinnovato e ampliato, munito di una recinzione e inaugurato sotto una pioggia battente. Ospitò sempre il Nola e le compagini che affrontarono i bianconeri dal 1955 fino al 1995, anno del fallimento dell’ex SS Nola 1925, escluso dalla serie C per inadempienze finanziarie. Qui, al comunale, si disputarono campionati dilettantistici, la ex IV Serie (poi serie D), dieci anni di C2 e sei di C1: fu il primo stadio d’Italia ad interrare le panchine come in Brasile; il primo a vantare un bellissimo manto erboso “rubato” allo stadio Pinto di Caserta; tra i pochi stadi ad ospitare il Palermo, il Lecce, il Catania, l’Avellino e la Salernitana. Nel 2005 i politici nolani decisero di abbatterlo e farci una cittadella della Cartapesta, dopo dieci anni nei quali Nola non ospitava più manifestazioni sportive a seguito del fallimento della squadra cittadina.
Doveva essere il trionfo di quella che era una delle attività primarie di una città che fa dell’abilità dei maestri cartapestai uno dei settori cardine dell’economia cittadina, che ha nella Festa dei Gigli il suo massimo momento di realizzazione e trionfo. E invece, a dieci anni dalla chiusura del Piazza d’Armi, con la squadra nata dalle ceneri di quella SS Nola 1925 che oggi gioca nel Campionato di Promozione Campana costretta a giocare nel campo cosiddetto Sporting Club, mini-stadio con 1200 spettatori di capienza massima nel rione Gescal, nulla é cambiato. Le attività del Museo della Cartapesta non sono mai iniziate ed oggi, quello che resta del glorioso stadio nolano é lo scheletro di una struttura in cemento armato mai portata a termine, posta giusto al centro dell’ex rettangolo di gioco, ed un mucchio di opere in cartapesta mai portate a termine.
Uno scenario quasi da film dell’orrore. La cittadinanza e il comune non sembrano avere né i soldi né, forse, l’interesse per rimettere in piedi uno stadio che fu il vero e propro Wembley nolano. Nola é Festa dei Gigli e basta, non c’é probabilmente spazio per il calcio o per lo sport. Ora si attendono fondi privati, ma in tempi di crisi come quelli di oggi, con una situazione economica deficitaria, con il corso cittadino le cui attività commerciali sono morte e moribonde a causa della ritenzione dei consumi e della forza economica di un centro commerciale importante come il Vulcano Buono, le speranze dei tifosi e degli amanti dello sport nolano resteranno probabilmente disattese. E lo stadio che vide le gesta di grandi campioni continuare ad arrugginire e marcire alla luce del sole.
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