Napoli, la frustrazione dei tifosi: “è finito un ciclo”. E ora la classifica fa paura
Giocatori sul viale del tramonto, confusione in campo, un gruppo che non c’è. A ciò si aggiunge una classifica che inizia a fare paura. A Napoli è finito un ciclo lungo 16 anni
Continua la crisi in casa Napoli. Ormai sembrano essere finiti gli aggettivi per definire lo stato d’animo dei tifosi. Finita anche la pazienza a giudicare dai fischi assordanti che al San Paolo hanno accompagnato l’uscita dal campo dei giocatori azzurri. La Fiorentina vince 2-0 con merito contro una squadra inconsistente. Adesso, con soli 9 punti che separano la squadra di Gattuso dai fantasmi della zona retrocessione, la classifica inizia a fare paura.
In queste ore, dunque, c’è chi parla addirittura di retrocessione. Una parola, un concetto che se fosse stato accostato al Napoli non più tardi di qualche mese fa, quando anche le cose non andavano benissimo, avremmo alternato risatine e gesti scaramantici. Ora, però, sono rimasti solo questi ultimi e i tifosi iniziano ad essere seriamente preoccupati per la classifica. Infatti, i social esplodono di frasi di frustrazione e disillusione. “Inizio seriamente ad essere preoccupato“. “Ragazzi, scherzi a parte, qui bisogna lottare per non retrocedere. E non abbiamo giocatori abituati a queste pressioni“. Spunta, addirittura, la foto di un bambino che piange nel vedere i propri beniamini regalare quello spettacolo.
A margine di una serata drammatica per Napoli e per il calcio partenopeo, oltre alla concreta paura per una non più impossibile retrocessione, serpeggia un’altra sensazione: per i tifosi è finito un ciclo lungo 16 anni. L’era De Laurentiis, in sostanza. Che non si limita più alle contestazioni verso la propria dirigenza, paradigma della quasi totalità delle tifoserie italiane e non. Sembra, al contrario, essersi diffusa una ferma consapevolezza di un limite invalicabile oltre il quale, a queste condizioni, è impossibile andare. Un limite che non solo non viene superato, ma che scaraventa l’ambiente, la squadra, la città (“colpevole” di aver inseguito un sogno) verso l’abisso.
Tocca, dunque, mettere un punto. Chiudere un ciclo che ha regalato, comunque, belle soddisfazioni ad una piazza molto calorosa. Cedere giocatori (tanti, anche i più rappresentativi), ripensare la società tutta. Ripartire da zero e pensare ad un Napoli nuovo. È necessario un nuovo inizio, nuovi entusiasmi, nuove prospettive. Prima che sia troppo tardi…
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