Napoli, il baratro che non ti aspetti e i rimpianti estivi…
Napoli, è crisi profonda in casa azzurra. Il tecnico riunisce la squadra e convoca tutti in ritiro. E chi, quel baratro, l’aveva previsto…
Napoli, è crisi nera.
Dallo scorso gennaio, la squadra di Carlo Ancelotti delude sia in termini di gioco che di risultati.
Ma, se lo scorso anno Insigne & co. sono riusciti a confermarsi al secondo posto in Serie A grazie all’enorme vantaggio accumulato nel girone d’andata, quest’anno la classifica è impietosa e non lascia spazio a speranze di sorta.
Il Napoli, dopo 14 giornate, ha accumulato un distacco siderale dalle prime in classifica: -17 dalla capolista Inter, -16 dall’inseguitrice Juventus, -8 punti dalla zona Champions.
La squadra guidata da Carlo Ancelotti non riesce ad imporre il suo gioco, di più, pare non aver proprio un’idea di gioco chiara.
Il mister di Reggiolo cambia formazioni e ruoli ad ogni uscita, e la confusione che i giocatori mostrano sul campo pare evidente anche agli occhi meno fini ed ai palati meno educati in materia calcistica.
La sconfitta casalinga rimediata ieri contro un modestissimo Bologna parla di una crisi nera, inequivocabile.
Un crisi che si estende anche fuori dal rettangolo verde: è guerra in casa Napoli, sotto ogni punto di vista.
I gruppi organizzati che animano il focoso tifo delle curve, ieri, hanno accolto l’arrivo della squadra al San Paolo con una manifestazione pacifica per chiedere a gran voce la possibilità di vivere lo stadio in modo meno rigido.
E sono rimasti fuori. Curve vuote nelle postazioni degli Ultras, prive della propria anima.
Per lunghi tratti i pochi tifosi bolognesi al seguito della squadra hanno imposto il loro tifo in uno stadio desolato e silenzioso.
Clima freddo, teso, quasi surreale tra le gradinate tirate a lucido dell’arena di Fuorigrotta.
Un catino che in Serie C aveva contato la presenza massiccia e calorosa del tifo, che non aveva mai fatto mancare il proprio sostegno alla squadra e che oggi, invece, è animato da un silenzio assordante, pazzesco, surreale, appunto.
La prestazione in campo ha lasciato delusi i pochi presenti a sostenere la propria squadra, sulla quale si è riversata una pioggia di impietosi fischi a fine gara.
Una gara persa male, malissimo, in modo inaspettato.
Il pareggio inglese contro i campioni d’Europa aveva illuso che qualcosa si stesse muovendo nella testa e nelle gambe dei calciatori partenopei.
Una prova d’orgoglio, una voglia di riscatto che in realtà non c’è stata.
E che forse non poteva esserci.
La squadra è manchevole in alcuni elementi chiave: manca un regista di centrocampo, Di lorenzo ieri ha giocato su una fascia chee non è la sua, Callejon ed Allan non hanno visto il campo se non dalla panchina.
C’è incredulità, tra gli spalti, tra gli addetti al settore, tra i pochi che ancora speravano in una ripresa.
Carlo Ancelotti in conferenza stampa post gara si assume le sue responsabilità ma con riserva, perché “in campo ci vanno i giocatori” e oggi, dopo una riunione con la squadra, decide in prima persona per un nuovo ritiro, da mercoledì pomeriggio fino alla gara contro l’Udinese.
Nella speranza, oramai davvero flebile, che una lucina possa accendersi nella mente e nel cuore di una squadra, una Società, una guida tecnica che si sono perse e che non sanno più ritrovarsi.
E con un occhio al mercato di gennaio, che deve necessariamente poter fornire alla squadra quegli elementi la cui assenza pesa oramai da inizio campionato e dei quali non si può più fare a meno.
Il Napoli va in ritiro, dunque. I ragazzi sono stati nuovamente chiamati ad assumersi le proprie responsabilità.
Responsabilità che, ad un occhio attento, devono essere condivise da dirigenza e guida tecnica, che non hanno – nei fatti – costruito una squadra completa in sede di mercato, privandosi di elementi fondamentali mai sostituiti e costringendo i ragazzi in campo a vedere zone di terreno diverse da quelle abituali e a loro congeniali.
Il tempo è scaduto e gli esperimenti sono falliti. Tutti. Miseramente.
Ora è tempo di scelte dignitose. Ora è tempo di capire cosa si vuol fare da grandi.
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