Napoli, ecco come la dipinge il giornalista Tobias Piller
La città di Napoli è stata oggetto d’attenzione per la stampa tedesca.
Nell’articolo sottostante il giornalista Tobias Piller ne delinea luci ed ombre, augurandosi sempre il meglio per Partenope
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Tobias Piller è un noto giornalista tedesco del FAZ (Frankfurter Allgemaine Zeitung), negli scorsi giorni ha scritto un editoriale dal titolo “Le Coste svalutate dell’Italia. Edifici brutti ed abusivi per le clientele locali al posto di più crescita con turismo sostenibile”.
Le sue parole sono espilicite e dirette «Non lo faccio per fare il tedesco, quello che fa la lezioncina. Lo dico da tifoso del Sud e da economista».
Il succo è questo: «Non c’è da meravigliarsi sul fatto che il “Mezzogiorno” possiede quasi tre quarti dei 9000 km di costa italiana, per arrivare nella statistica turistica ad appena un quinto dei pernottamenti degli ospiti. Mancano hotel attraenti sulle coste del Sud Italia, benché proprio adesso si sta cercando nuove mete turistiche per sostituire la Turchia o l’Egitto. Ma costruire nuovi alberghi è vietato su gran parte delle coste dell’Italia del Sud. Questa è una reazione di facciata ai peccati del passato, quando imprenditori edili locali, spesso legati alla politica con alleanze poco trasparenti, hanno coperto le coste con costruzioni senza gusto».
Dargli torto non è facile, almeno fin qui. Piller provocatoriamente scatta delle fotografie di Napoli nella sua mente: una Napoli che non esiste, dove a Bagnoli sorge un Guggenheim stile Bilbao, a Nisida un villaggio turistico ecosostenibile, il porto è a Napoli est, nel centro un lungomare fruibile con alberghi di lusso.
Attualmente tutto ciò è utopico, quasi (per essere buoni) impossibile da realizzare: «Aumentare lo Stato non porta da nessuna parte», premette. E poi aggiunge: «Sono un tifoso di Napoli, ci ho vissuto molti mesi dopo il ‘94, ma negli ultimi anni sono rimasto molto deluso. Ultimamente sono stato alla presentazione della fondazione di Zigon e ho lanciato una provocazione: sono convinto che Napoli è seduta su una miniera d’oro ma per me la miniera d’oro si chiama seafront nel senso americano. Il fronte mare dà un valore a tutti gli edifici e dà un valore alla città, se si sperpera è non solo un peccato ma si perdono occasioni di sviluppo». E da economista snocciola dati a sostegno: «Prendiamo Napoli città, non la provincia allargata e le isole, a Napoli ci sono meno di 150 alberghi. Firenze ne ha 400 e 80-90 che costano una fortuna. Torino vende il doppio dei pernottamenti di Napoli. Malta ha 400 mila abitanti e vende 14 milioni di notti, 4 volte Napoli. Se vedi questi numeri, Napoli di tutta la cultura e del mare cosa se ne è fatto?».
La provocazione di Piller : «Bagnoli lo associo al Guggenheim di Bilbao messo in un posto sconosciuto, industriale. Mi chiedo perché non si possa fare un centro congressi con alberghi di lusso a Bagnoli. Al posto di Città della Scienza, che dovrebbe stare a Fuorigrotta, al posto della Mostra d’Oltremare. Dove, da straniero, non ci andrei per un congresso», e prosegue questo tour immaginario. «Mi sono poi chiesto perché fare a Nisida una prigione per ragazzi che avrebbero bisogno di campi di calcio e di strutture all’avanguardia. Perché non realizzare un villaggio turistico ecologico. Una prigione in quel luogo unico è uno spreco, resta lì per tradizione o perché piace a chi ci lavora? Quello che poi mi salta all’occhio è a Santa Lucia la facoltà di Economia. Una università che ha pochi soldi, un immobile che usa poco, potrebbe cederlo per farne un hotel di lusso. Se poi vai avanti ci si può sbizzarrire col porto borbonico, perché deve esserci la Marina? Certo è un luogo prestigioso, ma lì si potrebbero realizzare isole artificiali, come a Dubai, per miliardari alla Bezos e Gates. Se vengono loro vuol dire che Napoli ce l’ha fatta». Infine il Beverello: «È un porto vecchio, quest’area andrebbe meglio utilizzata per una passeggiata, per campetti di calcio destinati ai ragazzi del centro storico, mentre il porto potrebbe essere dislocato a Napoli est, che è una zona abbandonata». La conclusione: «Per questo serve una provocazione e una discussione su cosa fare al di fuori della politica. Un sindaco deve volare in alto. La domanda è: in questo momento in cui c’è grande domanda turistica, non si può utilizzare questo volano e investire nei prossimi cinque, dieci anni?».
I pareri sul pensiero del giornalista Piller possono essere controversi: sicuramente da una parte è facile criticare chi non conosce a trecentosessante gradi le problematiche del territorio campano, chi non ha vissuto da bambino in questa terra, chi è abituato a un sistema, come quello tedesco, che tende quasi alla perfezione.
Dall’altra parte andare contro il suo pensiero è pura ipocrisia, il potenziale di Napoli e della Campania è enorme, lo dimostrano anche gi ultimi dati ISTAT sul turismo. Come è grande la quantità di lavoro che occorre per rendere definitivamente Napoli una città top tra le grandi città europea.
A Napoli occorre trasformarsi definitivamente in una Cenerentola, quella bella, quella del gran ballo.
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