Minacce, estorsioni e lusso: ecco i dettagli delle indagini
Minacce di morte e di pestaggi: ecco le conversazioni emerse dall’ordinanza emessa dal gip di Napoli nell’ambito dei 39 arresti nel clan Longobardi-Beneduce
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POZZUOLI – Minacce, estorsioni e richieste di pagamenti in beni di prima necessità: ecco cosa raccontano le 200 pagine dell’ordinanza firmata dal gip del tribunale di Napoli Vincenzo Alabiso, nell’operazione in cui 39 presunti affiliati al clan camorristico dei Longobardi-Beneduce sono stati arrestati e finiti in cella, solo 10 finiti ai domiciliari.
I parcheggiatori abusivi di via Napoli e di Lucrino, in cambio di 400€ al mese – fonte Il Mattino – consegnavano l’intero incasso giornaliero al clan Longobardi-Beneduce, raggiungendo in estate anche i 5mila euro al giorno.
Ecco di seguito riportata una delle minacce fatta da uno degli indagati e captata dai carabinieri del comando provinciale di Napoli.
“Ti faccio sparare da Nunzio, ti faccio sparare da Alberto; ti faccio vedere se vendi poi un pezzo di pane là sopra. Ti appiccio il magazzino che tieni sopra la zona dei 600 alloggi.”
In questo caso, si tratta di minacce nei confronti del titolare di un panificio di Pozzuoli che, a cadenza settimanale, veniva costretto a consegnare 90 chili di pane fresco e una decina pizze, per un valore di 1200 euro, ovvero l’equivalente del pizzo da pagare.
Tra le altre vittime dei presunti emissari del clan Longobardi-Beneduce, anche servizi d’impresa nell’ambito sanitario, nello specifico gestori privati del servizio d’ambulanza del 118 dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli.
Il dettaglio è emerso dalle dichiarazioni dell’ex capocosca di Quarto ed oggi collaboratore di giustizia Roberto Perrone che, con Luigi Giugliano – anch’egli collaboratore di giustizia – ha rivelato che le estorsioni venivano fatte a tutti i gestori del servizio di ambulanza dell’ospedale La Schiana di Pozzuoli. Durante un interrogatorio, si è soffermato sul fatto che il clan Longobardi-Beneduce aveva messo in chiaro come funzionassero le cose:
“se non avessero pagato le tangenti non avrebbero più potuto lavorare alla Schiana”.
Dalle indagini è stato scoperto che gli emissari del clan erano soliti fare shopping nei negozi del centro storico di Pozzuoli e da una concessionaria di autovetture di Lucrino, senza mai pagare nulla.
Inoltre, apprendiamo che nel 2015, i gregari del clan hanno chiesto una tangente ad un imprenditore edile di Napoli, gestore di un cantiere a Monterusciello dove si lavorava per un progetto comunale finanziato dall’UE. Coraggiosamente, l’uomo si rifiutò di pagare e denunciò tutto ai carabinieri.
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