Minacce a Colangelo, si torna a parlare di sicurezza per la DDA
Riunione straordinaria in procura a Napoli per discutere degli sviluppi relativi all’inchiesta sul tritolo scoperto ieri in Puglia, destinato presumibilmente a colpire il procuratore Giovanni Colangelo. C’è un oggettivo allarme sicurezza, gridano i magistrati: mezza Dda è senza scorta e la Procura finora ha respinto ogni richiesta di aumentare i livelli di protezione.
[ads1]Dopo il ritrovamento di una grande quantità di tritolo in Puglia, materiale che presumibilmente doveva servire a colpire il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, c’é grande preoccupazione in Procura a Napoli, ove alcune decine di pm hanno chiesto una riunione urgente per discutere dei temi della sicurezza.
Circa la metà di quelli che sono attualmente in servizio alla Dda, più o meno quindici su trenta, non ha infatti alcun tipo di tutela ed è fortemente esposto al rischio attentati.
I magistrati vengono, generalmente, accompagnati al lavoro da un autista, ma un poliziotto o un carabiniere armato che possa proteggerli non c’è mai. Per giunta, molti tra quelli privi di scorta stanno seguendo indagini molto delicate che interessano clan violenti o molto aggressivi.
Come spesso succede, la questione della protezione viene sollevata solo di fronte alla presenza di un grosso allarme, ed infatti, nel recente passato, una richiesta di aumentare il livello di protezione dei magistrati fu respinto dalla Prefettura perché il pericolo non era «concreto».
Adesso, alla luce delle ultime rivelazioni, e in seguito al ritrovamento dell’esplosivo, una nuova richiesta di aumentare il livello di sicurezza sarà avanzata alla Prefettura.
Nel frattempo, tanti attestati di stima sono giunti al capo dell’Ufficio, che ieri era al lavoro come sempre. Colangelo ha per di più dichiarato che continuerà a fare il suo lavoro al servizio dello Stato fin quando gli sarà richiesto, ed ha aggiunto «Amo questa città e il mio obiettivo in questi quattro anni è stato quello di fare qualcosa per il cambiamento. Io rappresento l’Ufficio nella sua unità. Qualunque cosa fatta alla mia persona non avrebbe l’effetto sperato e sarebbe controproducente».
«L’idea che si possa di nuovo tornare alla stagione degli attentati — ha affermato nel frattempo l’ex-magistrato Ayala — è una cosa che mi fa venire i brividi. Io seguo, per ovvie ragioni, più le vicende di Cosa nostra: per fortuna di tutti noi è da 23 anni che abbiamo molte vedove e molti orfani in meno, oltre che molte vittime in meno. Non vorrei che si aprisse ora questo fronte della camorra. Intanto la mia solidarietà al collega: gli stringo la mano e lo abbraccio stretto. Lo Stato in questi casi che può fare? Certo ricorrere a misure di sicurezza più severe e speriamo anche ad indagini più approfondite per individuare questi criminali micidiali»
Per fortuna Luigi Riello, procuratore generale presso la corte d’Appello di Napoli ha già fatto sapere che Colangelo non è solo, e che c’è pieno sostegno della Corte verso il suo Ufficio, che lotta magistralmente contro “le prepotenze della criminalità organizzata”.
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