Lussana: il direttore che non meritavamo e di cui non avevamo bisogno
Dopo Filippo Facci e Cruciani, il premio alla miglior interpretazione di odiatore di Napoli va a Vittorio Lussana, chi?
Ci mancava solo Lussana – Insomma, ormai ne vediamo e leggiamo di tutti i colori.
Che gli africani sono stupratori seriali, che gli immigrati sono per natura spacciatori, violenti, che non hanno voglia di “progredire”.
E non importa se fino a qualche anno fa, erano i cittadini del sud Italia ad essere etichettati in questo modo.
Gli italiani del sud hanno un difetto, dimenticano troppo presto e facilmente.
Al nord invece qualcuno ricorda ancora gli elogi fatti ai conterranei meridionali.
Su questo argomento un grande Andrea Pennacchi ci ha scritto e recitato un monologo che vi invitiamo a guardare.
Uno di questi, genio indiscusso è tale Vittorio Lussana, direttore di laici.it.
L’irreprensibile Lussana, che non sapevamo facesse anche il direttore di una testata giornalistica ha deciso di buon mattino di sparare a zero su Napoli e i napoletani che a suo dire sono
“una popolazione, consuetudinaria, bugiarda e sleale, che considera il cibo una sorta di totem tribale, che non conosce regola né legge, che finge una simpatia teatrale sostanzialmente al fine di dissimulare un egoismo individualista gretto e meschino, che teorizza unicamente il metodo del ricatto, della calunnia e della truffa per vivere”.
Ma anche “di cattolici tradizionalisti miserabili, inchiodati alla supplica paternalista borbonica. Borbonici i quali, al referendum del 1946, votarono in massa a favore dei Savoia per pura abitudine alla sudditanza e alla dissimulazione”.
Il suo post in versione integrale:
“Inutile sottolineare i fatti di San Giorgio a Cremano, luogo che conosco palmo a palmo e che disprezzo con tutto il cuore come la località più arretrata d’Europa.
L’aspetto più grave, ovviamente, è la sostanziale indifferenza di chi poteva intervenire in difesa della ragazza abusata e non lo ha fatto:
la spia più evidente di una popolazione, quella napoletana, consuetudinaria, bugiarda e sleale, che considera il cibo una sorta di totem tribale,
che non conosce regola né legge, che finge una simpatia teatrale sostanzialmente al fine di dissimulare un egoismo individualista gretto e meschino, che teorizza unicamente il metodo del ricatto, della calunnia e della truffa per vivere.
E’ persino incredibile che un ragazzo splendido come Massimo Troisi abbia avuto i propri natali in una zona del Paese che più incivile, parassitaria e maledetta di così è impossibile immaginare.
E specifico, ancora una volta, che non si tratta di una forma di razzismo nei confronti del meridionali: il mio rancore, assolutamente motivato, è solo e unicamente indirizzato contro i napoletani.
Una progenie di sofisti che aprono bocca alla mattina e non la chiudono nemmeno quando vanno a letto la sera, perennemente impegnati in una prolissità astratta la quale,
oltre a non trovare mai alcuna realizzazione concreta di quanto si dice o si afferma, alla fine risulta persino deleteria, poiché li rende prigionieri di un’automaledizione che,
vivaddio, peggiora le loro condizioni giorno dopo giorno, dipingendoli esattamente per quello che sono:
una popolazione di cattolici tradizionalisti miserabili, inchiodati alla supplica paternalista borbonica.
Borbonici i quali, al referendum del 1946, votarono in massa a favore dei Savoia per pura abitudine alla sudditanza e alla dissimulazione.“
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