1 Dicembre 2020

Lupanare di Pompei, i luoghi del piacere sessuale nell’Antica Roma

lupanare di pompei

Curiosando. Sai cos’è un Lupanare? I luoghi deputati al piacere sessuale nell’antica Roma

Un Lupanare era, nell’Antica Roma, il luogo deputato al piacere sessuale. Nelle rovine di Pompei è possibile trovarne uno ancora intatto. Ma vediamo meglio storia, origini e curiosità su questa vecchia abitudine degli antichi.

I lupanari – meglio conosciuti come bordelli – erano costituiti da una semplice camera sul retro di una locanda. Erano frequentati generalmente dalla parte bassa del popolo che pagava (di solito a pochi spiccioli) le prestazioni sessuali da parte delle prostitute.

Gli antichi chiamavano le prostitute con diversi nomi: meretrici, ambulatrici, fornicatrici, nocticulae (lucciole, quindi creature della notte) e lupe. Lupe perché, all’epoca veniva praticata la cosiddetta “Prostituzione sacra”, associata al culto della dea Lupa. Grazie alle origini folkloristiche di questi antichi culti, il nome di “lupe” venne trasferito alle comuni prostitute e – solo successivamente – ai lupanari

Nella Roma Antica la prostituzione non era considerata moralmente negativa, né erano mal visti coloro che frequentassero i bordelli. Anche se qualche patrizio (dunque cittadino più abbiente) spesso preferiva non farsi riconoscere, servendosi di parrucche o coprendosi con i cappucci.

Il Lupanare di Pompei

Non molti sanno che a Pompei, negli scavi, è possibile trovare intatto un antico lupanare. Si trova nella Regio VII, 12 – 18. Pare che appartenesse a due tenutari, Victor e Africanus, ed era uno dei più floridi dell’epoca. In tutto ne erano circa 25.

È certamente rilevante il numero totale dei Lupanari, per una città dalla popolazione esigua (circa 9.000 abitanti all’epoca), in confronto alla popolosa Roma. Lì, infatti, se ne contavano circa 45.

Come si può vedere nella fotografia, è possibile scorgere lo scheletro di un letto ricavato nella pietra. Su di esso, dunque, vi si sovrapponeva un materasso sottile ma resistente.

L’ambiente era spesso sporco e affumicato dal fumo delle lanterne. Sui muri vi sono impresse le impronte delle scarpe dei clienti che sbrigativamente soddisfacevano le loro necessità.

Sui muri vi erano delle pitture murali erotiche, a decorazione dell’ingresso e delle porte. Nelle camere delle prostitute si poteva accedere direttamente dalla strada oppure, quando erano situate al primo piano, tramite una scala esterna. Talvolta solo una tenda separava la stanza dalla strada.

Sulla porta della cella era riportato il nome della donna e il prezzo della prestazione e un cartello di “occupato” serviva ad avvertire il nuovo cliente di aspettare.

Curiosità e testimonianze

Il Lupanare era spesso segnalato all’esterno da insegne molto esplicite:

  • Un fallo e la scritta: Hic habitat felicitas. «Qui abita la felicità»;
  • Quattro falli e un bussolotto per il gioco dei dadi;
  • Le tre Grazie assieme a una donna più anziana e la scritta ad sorores IIII. «dalle quattro sorelle».

Di seguito alcune testimonianze scritte rimaste intatte:

  • Hic ego puellas multas futui. «Qui ho fottuto molte fanciulle»
  • Hic ego, cum veni, futui, deinde redei domum. «Qui io, dopo il mio arrivo, ho fottuto; dopo me ne sono ritornato a casa»
  • Fututa sum hic. «Qui sono stata fottuta»
  • Myrtis, bene felas. «Myrtis, tu succhi bene»
  • Hinc ego nun futui formosam puellam laudatam a multis, sed lutus intus erat. «Qui ho appena fottuto una formosa fanciulla lodata da molti, ma dentro era fangosa»

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