Lingua napoletana, quali parole provengono dall’arabo?
Napoli e il mondo arabo: i contatti risalenti al IX sec D.C. hanno dato origine ad una serie di parole della lingua napoletana di provenienza araba. Quali sono?
Napoletani e arabi sembrano due popoli così distanti – geograficamente e culturalmente – che difficilmente riusciremmo ad immaginare contatti, se non addirittura influenze arabe all’interno della lingua napoletana. Eppure, l’incontro tra gli Arabi e la città di Napoli risale al IX secolo D.C. e ha prodotto i suoi risultati.
Durante la campagna di conquista araba in Sicilia, i napoletani chiedono agli arabi di essere liberati dall’assedio dei longobardi; in cambio, gli arabi ricevono aiuto per la conquista di Messina. Questi eventi saranno intervallati dall’accoglienza che il vescovo Atanasio riserva loro in quanto alleati contro Bisanzio.
Ed è proprio durante questo periodo che gli arabi, conquistando territori nell’area centro-meridionale della penisola, hanno diffuso la propria cultura e lasciato importanti eredità linguistiche.
Ecco alcune parole di matrice araba tutt’ora in uso nella lingua napoletana.
- Paposcia: il termine, che in napoletano indica una comune pantofola, deriva dalla “bābūğ” araba, una tipologia di calzatura con la bizzarra punta all’insù che si indossava senza lacci, proprio come le pantofole;
- Tamarro: la parola da quella araba “al-tammār” che letteralmente indica “mercante di datteri” ma che in napoletano ha preso il significato di persona zotica. Questa particolare coincidenza deriva dal fatto che chi praticava questa professione non si curava del proprio aspetto;
- Carcioffola: ovvero “il carciofo”, questo vocabolo trae ispirazione da “harsuf“, ortaggio dal sapore dolce-amaro ed è giunto nella lingua napoletana attraverso la commistione con altre lingue;
- Mesale: anche questo è un termine ibrido, influenzato dall’arabo e da altre lingue con le quali il napoletano è entrato in contatto. Tuttavia, si può ritrovare l’origine nel termine “misar“, ovvero la tipica tovaglia che viene utilizzata dagli arabi;
- Vaiassa: utilizzato per descrivere una donna incivile, volgare. Originariamente il termine indicava la serva di casa ed etimologicamente la parola deriva dall’arabo “bargash”, appunto “serva”;
- Guallara: il colorito termine sta ad indicare un rigonfiamento delle parti intime maschili che rallentava la camminata; il corrispettivo arabo è “hadara”, rigonfiamento;
- Tauto: la parola è utilizzata in napoletano per “bara” e trae origine dall’arabo “tabut“, con lo stesso significato.
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