Lingua napoletana, a Buenos Aires corsi di studio
Lingua napoletana, a Buenos Aires corsi di studio sulla lingua partenopea, grazie al “Centro Universitario de Idiomas” che tutela le lingue di immigrazione
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Un nuovo riconoscimento alla città e al popolo napoletano arriva da oltreoceano, questa volta dall’Argentina, dove l’Università di Buenos Aires ha lanciato, per la prima volta nella storia, due corsi di lingua napoletana.
Questi ultimi, rispettivamente di “introduzione alla lingua napoletana” e di “perfezionamento linguistico” sono già stati avviati e costituiscono un importante motivo di orgoglio per il popolo partenopeo.
Dopo quello dell’UNESCO di alcuni mesi fa, che ha riconosciuto alla lingua napoletana la dignità di seconda lingua nazionale dopo l’italiano, non stupisce la decisione di concedere agli studenti argentini la possibilità di apprendere una lingua che, per struttura sintattica e lessico è molto simile allo spagnolo.
Ampia è infatti la comunità italiana in Argentina, ed un grande numero di questi ultimi è di discendenza napoletana o campana.
Inoltre, la pronuncia dello spagnolo argentino è per musicalità e sonorità molto simile a quella delle poesie di Salvatore Di Giacomo o alle canzoni di Sergio Bruni.
L’augurio è adesso che la lingua napoletana, lingua di una città che è arte, cultura, amore e passione, possa iniziare ad essere insegnato anche nelle scuole italiane, o quantomeno nella città di Napoli, dove essa è parlata spesso prima dell’italiano, seppur poco conosciuta per quanto riguarda il suo lessico e le sue regole di grammatica.
Il fatto è che la lingua napoletana è unica al mondo, dotata di una sonorità particolare, ma estremamente difficile da apprendere e padroneggiare.
Di qui la necessità di insegnarla, visto che molte comunità di emigranti non solo in Argentina ma anche negli Stati Uniti, in Brasile ed ovunque i nostri avi siano arrivati al tempo dell’immigrazione italiana di inizio secolo, i quali spesso non parlano affatto l’italiano, bensì una lingua ibrida che conta numerosissimi elementi ereditati dal napoletano antico, quello aulico e della parlesia, la lingua dei napoletani “che non volevano farsi capire”.
Già pochi mesi fa, un video proveniente dalla Francia, e precisamente dalla Provenza, mostrava un insegnante italiano che alla lavagna spiegava ai bambini come cantare – e comprendere – la bellissima canzone dell’indimenticato Pino Daniele “Napule è”.
Si sa, purtroppo, che in Italia, oggi, Napoli è spesso malvista, tanto che la notizia dei corsi di napoletano in Argentina è stata riportata, per la prima volta da una semplice pagina Facebook (“Sputtanapoli, sport nazionale italiano”) e non dalle principali reti nazionali.
Napoli, tuttavia, è come New York, una città che è il crogiolo di mille popoli diversi, l’unica città americana in realtà più asiatica, europea ed africana del mondo.
Napoli è probabilmente solo geograficamente italiana, perché è la più internazionale delle città italiane: in essa convivono influenze spagnole, francesi, tedesche e di ogni altra parte del mondo.
Una città alla quale i riconoscimenti possono evidentemente giungere soltanto da palcoscenici che siano più ampi del ristretto territorio nazionale: ecco allora che il riconoscimento. giunto dalla terra di Maradona, per la quale Napoli ha tifato agli ultimi mondiali dopo l’eliminazione dell’Italia, non deve sorprendere.
Siamo certi, comunque, che presto ne arriveranno degli altri, con buona pace di chi urla sempre che Napoli è la vergogna di questo derelitto paese.
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