Libri da leggere in quarantena: i consigli di NapoliZON
#IORESTOACASA – Ultima parte dei consigli letterari per questi giorni di quarantena. Quali libri leggere per riempire il tempo? NapoliZON consiglia
I consigli su come trascorrere la quarantena continuano. Per gli amanti dei libri – o per chi si sta approcciando alla lettura proprio ora – ecco altre quattro letture consigliate da NapoliZON.
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Donne che corrono coi lupi, Clarissa Pinkola Estés – il consiglio di Alessia Aiello
Il libro d’esordio della psicanalista junghiana, Clarissa Pinkola Estés, è diventato nel corso del tempo un’opera fondamentale per chiunque voglia conoscere a fondo la radice femminile del proprio essere. Attraverso storie archetipe, miti e fiabe dell’infanzia, l’originale saggio, infatti, invita il lettore a interrogarsi sull’autenticità della propria esistenza.
Spinge alla ricerca della primordiale forza psichica “potente, ferina e creatrice” che permette di liberarsi da stereotipi e paure. Si tratta, quindi, di un libro d’introspezione, di riscoperta, di ascolto. Un libro che, grazie a magiche suggestioni costruite ad hoc, può essere capace di trasformare una quarantena in un suggestivo viaggio dentro al Sé.
UnicaMENTE, Ernesto Acciarino – il consiglio di Chiara Cicalese
Uomo e ragazzo, i versi di Acciarino mostrano il caos emotivo di uno scrittore che riesce a descrivere la realtà cogliendo tutte le sue sfaccettature. Sensazioni forti, espresse in modo ritmato con parole ricercate, a volte inusuali, che ti assorbono interamente al punto di sentire di averle vissute.
Un consiglio per questi giorni di quarantena: non smettete mai di leggere poesie!
Nel Guscio, Ian McEwan – il consiglio di Alessandra Del Prete
La storia di un omicidio: Trudy e Claude, due amanti, decidono di uccidere Jhon, fratello di lui e marito di lei. Nulla di nuovo, direte, ma la storia ha un che di geniale.
L’unico testimone del crimine non può raccontarlo a nessuno. Perché? È un feto prossimo alla luce; più precisamente il figlio che sta per mettere al mondo Trudy. Non vede ma è capace di sentire tutto e offre i suoi giudizi sul mondo che lo circonda.
Con lo splendido stile di Ian McEwan, ci immergiamo nella storia attraverso un “non nato” che vive ancora nel guscio. Proprio come noi, in questi giorni di quarantena, attendiamo di vedere l’esterno e viviamo chiusi nel guscio accogliente delle nostre case.
Cecità, José Saramago – il consiglio di Annamaria Minichino
Tempi duri per il nostro Paese, che tutto pensava di dover fronteggiare fuorché una pandemia. Ed è proprio di un’epidemia che parla Cecità, uno dei capolavori del poliedrico scrittore portoghese José Saramago. Epidemia come stato dell’essere: è questo il nodo centrale della sua opera, nella quale un’intera città diviene inspiegabilmente cieca.
I contagiati, il cui numero aumenta esponenzialmente, vengono messi in quarantena in un manicomio, isolati. Sono tutti ciechi, eccetto una donna, la moglie di un medico, che non è colpita dal virus ma finge di esserlo per evitare una dolorosa separazione dal marito. Sarà lei l’unica metafora del bene presente nel testo, dove a regnare è l’istinto primordiale alla sopravvivenza. Uccidere, , rubare, aggredire, stuprare diventano crimini che non fanno più effetto perché (come ci insegna uno dei personaggi) ‘è di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria’.
Ed anche noi, ormai da una settimana alle prese col Coronavirus, abbiamo il dovere di non diventare ciechi: niente corsa ai supermercati, niente passeggiate di piacere né inosservanza delle leggi: per il bene di tutti restiamo umani, ma soprattutto restiamo a casa, magari dinanzi a una buona lettura che potrà aprirci nuovi orizzonti.
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