Lettera di un guerriero: dopo 20 chemio vorrei raccontare una storia
Quella che pubblichiamo di seguito è la lettera di un guerriero, una dichiarazione d’amore alla vita di un ragazzo che ha lottato e ora non c’è più…
Dopo 20 chemio, vorrei raccontare una storia.
Io vorrei…
Partirei con il NON VORREI più grande, anzi:
Non vorrei fare pena a nessuno, perché è normale per chiunque, una volta appresa la notizia, dire spontaneo POVERINO. Preferisco dica SONO CON LUI e non sparisca dopo il messaggino iniziale di routine.
Vorrei non essere mai venuto a Firenze, non mi è mai piaciuta.
Vorrei non essere mai entrato in quel reparto pediatrico.
Vorrei non sapere il significato di “caso oncologico” come una volta, quando non conoscevo le sigle dei valori del sangue, quando non ero in grado di prendere decisioni da me.
Vorrei non aver mai visto quei bambini senza capelli, con le stampelle, sulle carrozzine, con le pompe per infusione, tutti pelle e ossa.
Vorrei non aver mai conosciuto Lorenzo, Stefano, Niccolò, Gaia, Pierina, Checco, Massimiliano, Frankie, Emanuel, Calogero, Luigi…
Vorrei non averli mai incoraggiati a togliere quelle 3/4 cannule dalle braccia. Il problema non è la cannula, ma il cerotto perché appena tirato, tira via la cannula e se hai le piastrine basse, le vene si rompono, formando un ematoma bruttissimo, e loro lo sanno il male che fa. Ma intanto devono toglierle perciò ti prendi di coraggio e scommetti con loro, a chi la toglie prima tra i due. Pazienza, sacrifichi la tua per un bene maggiore poiché non possono restare attaccate per tantissimi giorni.
Vorrei avere la fede di una volta, ma quando da un giorno all’altro non vedi più quel bimbo in DH e ti danno la notizia, non puoi continuare a credere che un essere superiore che tutti chiamano padre, voglia tutto questo e se ne rimanga con le mani in mano.
Vorrei non fare più chemio ne radioterapia, ma la chemio da e la chemio toglie. Ti distrugge oltre che fisicamente, anche psicologicamente. Nel primo caso, dopo che hai fatto 20 chemio e il tuo midollo è quasi del tutto fottuto, fai trasfusioni di sangue e piastrine ogni 3 giorni che Dracula levati proprio. Nel secondo giocano un ruolo importantissimo famiglia e amici: i primi ci saranno sempre, SEMPRE; Per i secondi la situazione è peggiore, li vedi sparire piano piano, specialmente quelli che consideravi fratelli e vedi rimanere solamente chi veramente ti ha voluto bene e magari tu nemmeno te ne accorgevi.
Vorrei non fare più chemio perché ogni una ti stanca fisicamente peggio di 5 partite di basket giocate di seguito, perché inizi a vomitare il cibo, che mentre vomiti gridi “voglio morire” e quasi ci affoghi, poi il muco, poi bile, e quando questa è terminata, vomiti sangue o cose di strani colori. N’arcobaleno ci puoi dipingere.
Vorrei non fare più chemio perché alcune ti mandano in tilt completamente: riesci a sentire tutto intorno, vedi sfocato, ma non riesci a muoverti e resti fermo per ore con la bocca aperta come un mentecatto e gli occhi all’insù. E ogni volta è la stessa domanda: stavo per andare via o mi son fatto na bella raglia senza saperlo prima di iniziare? Spero la seconda.
Vorrei non fare più chemio perché quando iniziano a cadere capelli, barba e sopracciglia entri nel panico: certo, poco importa, ricresceranno. Quando non hai più un pelo in testa però tutti ti guardano strano, capiscono che c’è qualcosa che non va. E cazzo se ti fissano. Alcuni si allontanavano addirittura e ciò mi fa ridere per l’ignoranza che incombe suprema.
Vorrei andare a Etnaland e fare tutti gli scivoli, tutte le attrazioni.
Vorrei uscire nuovamente in Mountain bike, guidare la moto come un tempo.
Vorrei poter indossare nuovamente la mia bellissima divisa e tornare in servizio, il mio completino da basket e giocare come una volta, andare in palestra e avere nuovamente quei 40 a braccio.
Vorrei, ma non posso.
Il femore e il bacino sono a rischio rottura, una rottura che tra dei mesi si verificherà.
Sì, diventerò paraplegico, e non credo, ne tantomeno spero in miracoli.
Vorrei non comprare la carrozzina tra qualche mese, non usare le stampelle da subito, non prendere medicinali che fottono i nervi e neuroni. Vorrei rispondere al “come stai” con “mai stato meglio”. Ma rispondo con “non mi lamento” perché so che potrebbe andare peggio e quando peggiorerà potrà andare sempre peggio.
Vorrei non addormentarmi quando arriva il sacchetto della chemio. Vorrei restare sveglio e non avere paura. Invece no. Mi addormento per non sentire il veleno che entra dentro tramite il Port-a-cath. Un aggeggino “simpatico” posto sotto il pettorale destro con un tubicino piccolo, per avere un accesso venoso centrale permanente. Queste chemio sono talmente velenose che se venissero iniettate nelle vene, le brucierebbero tutte.
Invece preferisco dormire e immaginare di volare col mio drone, immaginarmi al mare…
Vorrei poter dire alla mia famiglia che molto presto finirà in bene, invece devo mentire e sorridere sempre, perché il mio compito fondamentale è solo quello di lottare e non far soffrire ulteriormente i miei cari. Sì sono il peggior bugiardo, e le dico per tenere viva la speranza in loro, anche se sbagliato. Ma almeno in loro, cazzo… Io la speranza l’ho persa dopo la decima chemio, quando il protocollo non ha funzionato, quando la dottoressa ci ha detto che rimaneva poco da fare se non attutire il dolore e sperare in una risposta da parte del corpo. Il corpo umano è veramente una macchina perfetta, talmente tanto che appena individua un medicinale maligno, quale la chemio, la va a contrastare in tutte le maniere, invece di lasciarla lavorare e contrastare il tumore. Na Ferrari ad acqua con le gomme bucate praticamente.
Soffro in silenzio, quando invece vorrei gridare per i forti dolori ma sto zitto. Se i tuoi cari ti sentono gridare, entrano nel panico, perché non sanno come aiutarti.
Avere un tumore fa più male ai tuoi cari che a te: tu dopo un po’ diventi consapevole di averlo, ci convivi, ti alzi la mattina e ti chiedi il perché. Loro non se ne faranno mai una ragione, e la cosa che gli fa più male è il non poterti aiutare, non poter prendere il tuo posto.
Ciao, sono Christian e ho 23 anni. Niente di speciale, un ragazzo che da piccolo veniva poco accettato perché molto eccentrico e “sbirulino”. A 21 anni ho scoperto di portare in me un male, chissà da quanti anni incubato dentro. Un tumore osseo raro che nell’80% dei casi porta alla morte, che non ha una precisa causa di comparsa.
Il sarcoma di Ewing (letto “iuwing” o com’è l’etimologia).
Esso attacca principalmente le ossa lunghe del corpo ma, in casi tipo il mio, interessa anche le piccole vertebre, il cranio ed è in circolo nel sangue .
Nel 90% dei casi compaiono i primi sintomi di dolore e febbre già in metastasi, con il 40% di possibilità di sopravvivenza. Not bad, nun m’accir nisciun, pensavo. La percentuale si abbassa al 30 con metastasi ai tessuti molli, mentre, è finita completamente, con metastasi ai polmoni.
Concludo con la solita battuta del cazzo che dico quando viene l’infermiera a mettere l’Uber e porta la sacca di sangue:
I: nome, cognome, data di nascita e gruppo sanguigno
C: Barresi Christian, 18 7 96, 0+
I: Perfetto le sacche sono tutte tue “mbare”
C: Sai che segno zodiacale sono?
I: 18 7, quindi luglio, dovresti essere cancro
C: Oddio, che coincidenza
E dopo avermi dato del coglione a fetere, si scoppia a ridere perché l’ho sempre detto, la vita è bellissima, anche quando succedono queste cose, e bisogna sempre cogliere l’occasione per strappare un sorriso a qualcuno, nonostante sia tu quello che ne ha più di bisogno.
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO
Lascia un commento