La leggenda del re cannoniere
La leggenda del re cannoniere, storia di un bambino nato a Brest, con il naso storto, finito a Napoli inseguendo l’ombra di un numero dieci
[ads1] Gonzalo Higuain nasce a Brest, in Francia, il 10 dicembre del 1987, da un padre che ha deciso di diventare calciatore, interrompendo una certa tradizione pugilistica da cui, per cromosoma, eredita un brutto naso che gli è valso il soprannome di el Pipa, la pipa.
Gonzalo è tutto suo padre, ha un brutto naso, e piuttosto che il quadrato, e menare le mani, come il nonno, preferisce il rettangolo, e usare prevalentemente i piedi.
Nato a Brest, potrebbe decidere di essere francese per diritto di nascita, ma uno che è stato figlio di calciatore, ed è cresciuto negli anni ottanta, difficilmente può non pensare all’albiceleste, e ad una certa maglia numero dieci. Quel numero e quell’uomo soprattutto, gli cambieranno per sempre la vita.
Diventa professionista nel 2005, con la maglia bianca e banda rossa del River Plate, qui gioca trequartista, e si mette così in evidenza da scomodare il Real Madrid.
Con il Madrid matura, diventa una punta cui piace svariare, venire in contro. Vince tre campionati, due super coppe e una coppa del re.
Vi resta fino al 2013.
Estate 1984 Barcellona.
L’ingegnere Corrado Ferlaino vuole un grande giocatore, ha un dubbio nella testa e due nomi su un taccuino.
Uno è messicano, l’altro è argentino, uno gioca con il Real, e l’altro con il Barcellona, uno indossa il 9, l’altro il 10, entrambi hanno i capelli ricci e vaporosi.
Sono due grandi giocatori, anzi, uno è grandissimo, ma ci sono delle voci che lo circondano.
Hugo Sanchez è il re delle rovesciate, non l’ha inventata lui, ma è forse il più grande interprete di questo gesto magico.
L’altro si chiama Maradona, si sa di lui che sia fortissimo, che sia già una leggenda nel suo paese, ma in Europa non convince tutti. Inoltre si dice che abbia un brutto carattere, che sia indolente, refrattario alle regole e i maligni dicono che faccia uso di cocaina.
Inoltre ha le caviglie a pezzi, due brutti infortuni hanno fatto dire a Barcellona, a più di qualcuno che sia un giocatore finito, si sbagliavano…
2013 un Napoli internazionale.
Nel 2013 Aurelio De laurentiis, abbandonata l’utopia di una squadra partenopea fatta di partenopei, decide che il suo Napoli debba avere un profilo più internazionale.
Ingaggia l’allenatore del Momento, Rafa Bnitez, considerato da tutti un re di coppe.
Ha appena vinto l’Europa League con il Chelsea, ma Roman Abramovic decide di richiamare Mourinho alla guida dei Blues.
Benitez, complice il suo agente, porta a Napoli alcuni dei suoi giocatori preferiti, Albiol, Callejon, Reina.
Vorrebbe un grande centravanti, il primo della sua lista è Leandro Damiao, il secondo è Jakson Martinez.
Il presidente però ha un’idea.
Il Barcellona ha appena preso la stella del Santos Neymar, il Real ha intenzione di non restare a guardare e ingaggia Garret Bale dal Tottenham per la cifra record di 100 milioni di euro.
Per farlo ha bisogno di qualche sacrificio, in attacco ha due centravanti importanti, Benzema e Higuain.
Il secondo non fa impazzire il presidente Florentino Perez, e decide di metterlo sul mercato. Il pipita ha dimostrato di poter giocare in quel club, ma di soffrire anche la luce troppo ingombrante delle troppe stelle.
De Laurentii fa un bliz a Madrid e si assicura il giocatore.
Come tutti gli argentini, Hoguain conosce la storia di Maradona, la leggenda di Napoli e del Napoli e ne è affascinato, la Juve lo pressa, ma quando arriva il Napoli non ci pensa due volte.
Di lui Mourinho disse, “non ho mai allenato un giocatore tanto pigro…”
A Napoli il Pipita si trova bene, diventa il leader della squadra. I primi due anni con Benitez sono buoni nei numeri, ma va in contro a diverse delusioni difficili da digerire.
Perde i Mondiali in Finale contro la Germania, perde la finale della coppa America contro il Cile, e un rigore sciagurato fanno perdere di nuovo la possibilità al Napoli di giocare la Champions League.
Via Benitez pensa di andare via pure lui. Poi arriva un certo Maurizio Sarri, il Pipita non sembra convinto dal curriculum del nuovo tecnico, s’incontrano a Dimaro, in ritiro e quel tizio che fuma troppo, sempre in tuta, con l’accento toscano lo convince, gli chiede di provare, di allenarsi e di starlo a sentire. Gli dice che è forte, ma se comincia a divertirsi di nuovo, può diventare il più forte al mondo.
Gonzalo resta, lo segue, siamo nel 2015/2016, Higuain conduce il Napoli fino al secondo posto, segna 36 reti in un campionato solo, nessuno è mai stato capace di fare lo stesso.
C’era un record da leggenda che durava dal 1950, uno svedese di nome Nordhal aveva segnato 35 goal in un campionato italiano ancora maledettamente segnato dalla guerra e dalla ripresa, niente a che vedere con quello di adesso ed è pre questo che nessuno era più riuscito a fare altrettanto, in Italia non si segna tanto, toccare quota 35 è impossibile, per tutti.
Ci hanno provato Van Basten, Gullit, Ronaldo, Batistuta, Shevchenko, Paolo Rossi, i migliori, poi è arrivato lui, in una piovosa nottata compie una rovesciata alla Hugo Sanchez e rimette insieme i pezzi di una storia.
Un giorno avremo un figlio maschio che guarderà immagini di repertorio, si volterà verso di noi e ci chiederà, “ma questo Pipita era davvero così forte?”
Quel giorno vi verrà da sorridere, “io l’ho visto” direte, “ero allo stadio, e credimi, era il più forte di tutti…”
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