27 Ottobre 2016

“Il jihad guerriero tra dottrina giuridica e prassi storica”, il dibattito a Scienze Politiche

jihad

“Il jihad guerriero tra dottrina giuridica e prassi storica”, il dibattito al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II

[ads1]

Il jihad guerriero può essere per davvero identificato come terrorista? Ieri si è tenuto presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II un importante dibattito su “Il jihad guerriero tra dottrina giuridica e prassi storica”, organizzato dall’associazione universitaria ASU Scienze Politiche.

L’Islam è una religione violenta? Come veniva condotto il jihad nel passato? Quanto c’è di islamico nelle azioni jihaddell’Isis? Grazie alla presenza di brillanti ospiti tra cui Matteo Pizzigallo, docente di Storia delle Relazioni Internazionali dell’Università Federico II, Francesco Barone, cultore della materia in Storia Medievale dell’Università di Catania e Domenico Letizia, membro della Lidu Onlus, Lega Italiana dei Diritti Dell’Uomo, gli studenti hanno ottenuto gli strumenti conoscitivi utili al raffronto tra gli eventi odierni e la lunga e complessa vicenda dei contesti di civiltà islamica.

Sebbene i mezzi di comunicazione siano progrediti enormemente, la gente continua ad avere difficoltà nel dialogare con altre culture e religioni. Esiste una grande disinformazione e incomprensione sulla fede islamica, che sta permettendo il diffondersi di una vera e propria islamofobia. In questo senso, illuminante è stata la relazione del prof. Francesco Barone, che ha rivelato una realtà misconosciuta ai più: quella di un Islam che non va riformato o “modernizzato” secondo canoni e categorie appartenenti al mondo occidentale, ma di un Islam che, se si vuole salvare dalle derive estremiste contemporanee, va semplicemente conosciuto nella sua autenticità e riscoperto alla luce della sua tradizione secolare.

Domenico Letizia è intervenuto con un importante relazione sulla condizione delle donne all’interno del “Califfato”: “Il mercato delle bambine è fonte di introito per lo stato islamico. Secondo un recente rapporto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite del 2015 parliamo di oltre 25 mila donne e bambine rapite, stuprate e poi vendute come schiave”. Insomma, un dibattito che ha aperto numerosi spunti di riflessione nella mente degli studenti.

[ads2]