28 Gennaio 2021

Ingv:”Il rischio vulcanico più alto al mondo è quello dell’area napoletana”

Ingv: l’area napoletana ha il rischio vulcanico più alto al mondo; circa 3 miliardi di persone abitano nella zona circostante

Rischio vulcanico- L’area napoletana è tra le più pericolose al mondo e nel raggio di 20km ci abitano circa 3 miliardi di persone; è questa la denuncia del presidente dell’Ingv, Giuseppe De Natale.

Lo sesso De Natale, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, in occasione del lancio del manifesto “Ricucire l’Italia per un nuovo assetto Euro-Mediterraneo” ha affermato che:”Il rischio vulcanico in Italia è estremamente variabile, poiché dipende dalla natura e dalla localizzazione degli apparati vulcanici considerati; L’Etna è un tipo di vulcano che non pone rischi immediati per la vita umana.  I vulcani delle Eolie sono caratterizzati da livelli modesti di esplosività.Gli episodi come quelli verificatesi a Stromboli nel luglio e agosto 2019 sono però imprevedibili – continua – e molto rischiosi per i turisti che affollano l’isola vulcanica. L’isola di Stromboli, con il fianco estremamente instabile della Sciara del Fuoco, rappresenta inoltre la maggiore sorgente di rischio tsunami nel Mar Mediterraneo.”

Il presidente, si è soffermato poi sulla situazione critica dell’area napoletana, affermando che:”Il rischio vulcanico più alto al mondo, però, è quello dell’area napoletana, per la presenza di molteplici aree vulcaniche caratterizzate da altissima esplosività, estremamente popolate:Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia, oltre ad altre possibili sorgenti di eruzioni ignimbritiche nella Piana Campana”.

De Natale ha continuato dicendo che la pericolosità dell’area non può di certo significare una desertificazione completa della zona.

In conclusione afferma:”In queste aree si deve poter lavorare, fare turismo, cultura e svago; ma stabilendo residenza permanente al di fuori di esse. Solo in tal modo è ipotizzabile predisporre piani di evacuazione programmata, in caso di chiari segnali pre-eruttivi, che possano funzionare sia in termini logistici sia economici: considerando anche il carattere empirico e l’intrinseca incertezza della previsione delle eruzioni”.

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