Il calcio nel suo Ventre: Marek “Marechiaro” Hamšík, l’oro di Napoli
Marek Hamšík, La "disgrazia" piú bella mai capitata agli Azzurri
Banská Bystrica, Slovacchia 1987. Un luogo, una data, una storia. Si tratta di un piccolo paese in Slovacchia che conta poco piú di 76mila abitanti, a 368 metri sul livello del mare. Il 27 luglio dello stesso anno, nasce Marek Hamšík.
Marek inizia a calcare campi di calcio già dalla precoce età di 4 anni, nel 1991, aggregandosi alle giovanili del Jupie Podlavice. Successivamente il giovane Marek passerà all’academy dello Slovan Bratislava, dopo aver colpito alcuni osservatori. A portarlo in Italia nel lontano 2004 fu il Brescia dell’allora Mister Gianni De Biasi. La società lombarda è difatto il suo palcoscenico per farsi notare.
Durante le 3 stagioni al Brescia, Marek Hamšík segnerà appena 10 gol. Ma sia in massima serie che in cadetteria, il ragazzo dimostra di avere del talento. Intuito, rapidità di pensiero, tecnica, precisione, e capacità di inserimento. Predilige la trequarti come sua zona di gioco, con le caratteristiche tipiche di un dieci. Ma sulle sue spalle il numero è il 17, numero che lo identificherà per tutta la sua vita. E la cresta, come quella di un elmo romano, sempre in su; che da valore al guerriero.
Quella cresta, come una clessidra, tiene conto del tempo che passa; diventando sempre piú piccola. Quella mitica esultanza che solo i veterani di “Marechiaro” ricordano, con un solo gesto alimenterà il fuoco del San Paolo.
Eccoci arrivati al capitolo piú significativo di tutta la sua carriera, con la squadra che lo ha portato nell’olimpo dei talenti naturali; di quelli baciati dalle divinità. 28 luglio 2008, presentato insieme ad Ezequiel Ivan Lavezzi arriva Marek Hamšík al Brescia.
L’uomo mercato piú affidabile accanto a Rafa Benitez, Pier Paolo Marino, piazza un doppio colpo che resterà nella storia del campionato Italiano. Per appena 13 milioni di euro porta l’argentino e lo slovacco in azzurro, questi ultimi comporranno “i tre tenori” solo una volta arrivato Edinson Cavani; diventando uno tra gli attacchi piú infallibili della Serie A.
Nella smorfia napoletana, il numero 17 significa: ‘a disgrazzia. Sta ad indicare uno sfortunato evento. Invece il 17 azzurro, arrivato al San Paolo nel 2008, è stata una delle piú grandi fortune capitate al club partenopeo.
Marechiaro si guadagna questo soprannome principalmente per l’assonanza del suo nome al borgo napoletano. Quella piccola zona di Posillipo circondata da un’acqua cristallina, pura e calma. Marek è Marechiaro, puro e cristallino, con un animo calmo ma che sa agitare se stesso e la squadra.
Marek trascorrerà 12 fantastici anni in azzurro, 408 presenze e 121 reti con la 17 sulle spalle. Rigorosamente, con la cresta all’insù. Il simbolo che piú di ogni altro contraddistingue. Quella cresta da valore come fosse un elmo romano da guerra. Bambini, ragazzi e padri di famiglia; Marek Hamšík ha incantato tutti.
La presunzione quella pura, onesta e solo sul rettangolo verde; che fa bene a tutti anche nello spogliatoio. Un maestro del centrocampo. La voce alta quando serve, i valori e la personalità che solo i veri capitani possiedono. Un uomo che per 12 anni ha vestito la maglia azzurra, partito dal nulla. Da un piccolo paesino in Slovacchia, sino a conquistare l’intera città di Napoli.
Marek, Napoli è parte di te quanto tu lo sei per tutti quelli che ti hanno visto in campo; e fuori. Dietro ad un gran calciatore c’è sempre un grande uomo.
Marek Hamšík, l’eterno 17 con la cresta sempre all’insù.
Questo è “Il calcio nel suo Ventre”; un racconto di pancia, che da ascolto alle emozioni, con un pizzico di romanticismo e nostalgia. Perché non c’è nulla di piú romantico di un pallone che si insacca, accolto dal boato della curva.
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