19 Luglio 2015

Hashtag per gridare “Stop ai roghi!”

Attraverso l’uso degli Hashtag, da padre Maurizio Patriciello al giornalista Sandro Ruotolo, passando per le associazioni fino alla gente comune, tutti uniti in un unico coro: “Stop alla terra dei fuochi!”

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“Hashtag contro la Terra dei Fuochi”. È con i due hashtag ‪#‎laterradeifuochibruciaancora‬ e #ilgovernochefa, che da qualche giorno la notizia sta facendo il giro del web, tra i social Facebook e Twitter, partendo dal parroco di Caivano, eroe e combattente della terra dei fuochi insieme al giornalista Sandro Ruotolo, oltre alle associazioni culturali, di protesta e tutti i cittadini del triangolo nero che ha ripreso intensamente la sua attività di incendi dolosi e scarichi di rifiuti di ogni tipo.

L’iniziativa è di quelle più genuine, una forma di protesta da cui molti dovrebbero prendere esempio. L’immagine dei bambini con le scritte “Stop alla Terra dei fuochi” è forse quella più contrastante per ognuno di noi, perché con le loro foto si ha la sensazione che le future generazioni abbiano un prospetto di vita molto pericoloso se non si pone al più presto rimedio.

E allora la mobilitazione parte come sempre dal basso, nella speranza che, attraverso l’uso di un semplice ma efficace hashtag, l’iniziativa possa essere accolta anche da personaggi di maggior valore mediatico prendendo a cuore la causa e indirizzando la protesta proprio al nostro presidente del consiglio Matteo Renzi che, nonostante dichiarazioni sporadiche, non dimostrerebbe di aver compreso la gravità di ciò che sta accadendo in queste terre.

Come scrive proprio padre Patriciello : “RENZI, E’ GIUNTO IL MOMENTO DI MANTENERE LA PAROLA DATA. LA TERRA DEI FUOCHI CONTINUA A BRUCIARE…”.

Tutto questo proprio dopo pochi giorni che la corte europea condannasse l’Italia con una multa per  l’emergenza rifiuti in Campania. La Corte prende atto che “ non avendo adottato tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti senza pericolo”  e “non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento”, l’ Italia è venuta meno agli obblighi. Venti milioni è la prima somma forfettaria da versare,  più una cifra pari a 120 mila euro per ogni giorno di ritardo.
E si legge proprio da un articolo del parroco su l’Avvenire:
“In Campania c’è gente che muore letteralmente di fame. In questa povertà, dovuta alla mancanza cronica di lavoro che porta alla disperazione, sopravvivono –   o lucrano  sulla pelle dei poveri –  tante fabbriche  che producono e commerciano in regime di evasione fiscale con gli operai in nero.” Questo vuol dire che gli scarti prodotti che generano “almeno mezzo chilogrammo di residui tra pellami, solventi, coloranti, colle, ecc. – non potranno essere smaltiti legalmente ma occultati da qualche parte. Ecco spiegati i roghi tossici e gli interramenti di scarti industriali. Ecco perché tante discariche nate per accogliere il pattume urbano, complici camorra, colletti bianchi insozzati e mala politica, sono zeppe di scarti industriali.”

Allora chiediamo a tutti un semplice sforzo, con un hashtag per fare la differenza e condividere la propria foto in modo da onorare la causa per cui si sta combattendo.

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