23 Marzo 2022

Guerra in Ucraina-Putin: ”La Russia accetterà solo rubli”

sky TG24

Guerra in Ucraina Putin accetta solo rubli, l'Occidente si organizza

Guerra in Ucraina-Putin: ”La Russia accetterà solo rubli per il pagamento del gas” ma l’Occidente si organizza

GUERRA IN UCRAINA – Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato recentemente la sua decisione. A quanto pare la Russia non intende più accettare dollari ed euro per il suo gas consegnato in Europa. L’unica forma di pagamento accolta sarà esclusivamente in rubli. Ciò nonostante l’Occidente è già impegnato a progettare possibili alternative all’energia proveniente da mosca.

Sono molti i paesi, dipendenti dalle fonti energetiche della capitale russa, che in seguito all’invasione dell’Ucraina hanno subito pesanti ripercussioni. Dalla Germania all’Italia, dal Giappone agli Usa. Questi stati sono più che mai indaffarati nella riorganizzazione della propria economia e pronti a dire addio al gas e al petrolio russi.

La presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen ha comunicato che entro il 2027 finirà la dipendenza energetica dell’Ue nei confronti della Russia. La Commissione europea si appresta a presentare una proposta di regolamento per fare in modo che entro il primo novembre 2022 gli Stati Ue assicurino il riempimento degli stoccaggi almeno al 90% della loro capacità. Il periodo di riempimento degli stoccaggi è fissato dal primo aprile al 30 settembre. Tale impegno è favorito anche  dall’acquisto volontario comune di gas. L’obiettivo è avere prezzi migliori nelle trattative con i venditori oltre al price cap, il cui limite potrebbe essere intorno agli 80 euro/Mwh.

La situazione in Occidente

L’Italia è il secondo Paese, dopo la Germania, maggiormente dipendente dal gas di Mosca. Importa il 38% del gas che consuma. Gli altri maggiori fornitori sono l’Algeria, l’Azerbaigian, la Libia. Il 13% del fabbisogno arriva invece sotto forma di Gnl prevalentemente dal Qatar. Da quando è esploso il conflitto in Ucraina, il ministro degli Esteri, Luigi di Maio con l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, è andato in molti Paesi africani e del Medio Oriente per incrementare le forniture. Descalzi ha assicurato 14 trilioni di piedi cubi di gas aggiuntivi nel breve e medio termine.

In Giappone, Tokyo ha chiesto agli Emirati Arabi Uniti di aumentare la produzione di petrolio, il cui prezzo è salito dopo l’invasione dell’Ucraina. Il ministro degli Esteri Yoshimasa Hayashi ha invitato gli Emirati a contribuire alla stabilizzazione di un mercato petrolifero globale aumentando la produzione e attingendo alle riserve.

Anche gli Stati Uniti si muovono per trovare fonti alternative all’embargo. L’import è ad ogni modo più contenuto in termini di cifre rispetto all’Europa. Gli Usa stanno riallacciando rapporti con Paesi fino a ieri “nemici”, come il Venezuela che potrebbe aumentare la produzione di almeno 400.000 barili al giorno.

Anche la Gran Bretagna infine, ha imposto lo stop all’import di greggio russo. Il premier Johnson si è recato ad Abu Dhabi e a Riad. L’intento è convincere Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita a pompare più petrolio per calmare i mercati. Il primo ministro ha affermato che tra gli obiettivi c’è anche l’aumento degli investimenti nell’energia verde.

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