Funerali Martina Carbonaro, Battaglia: “Martina è morta per mano della violenza”
Funerali della 14enne Martina Carbonaro, le parole del vescovo Battaglia: "Un odio che uccide. E' femminicidio. Chiamiamolo con il suo nome"
Fonte: pagina facebook di Martina Carbonaro

Sono stati celebrati oggi ad Afragola i funerali della 14enne Martina Carbonaro, uccisa dall’ex fidanzato 19enne. Il feretro è stato accolto da un lungo applauso all’arrivo.
Presenti in chiesa il sottosegretario Pina Castiello, il prefetto di Napoli Michele Di Bari e tante altre figure istituzionali. Ad accogliere la bara della 14enne è stato il sindaco di Afragola, Antonio Pannone.
Afragola, funerali Martina Carbonaro: l’omelia del vescovo Battaglia
A pronunciare l’omelia il vescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia. “Martina è morta per mano della violenza. È morta per mano di un ragazzo che non ha saputo reggere un rifiuto, un limite, una libertà, togliendo il futuro non solo a Martina ma anche a se stesso! Martina è morta per un’idea malata dell’amore. Un’idea ancora troppo diffusa, troppo tollerata, troppo silenziosa” ha affermato Battaglia dall’altare.
Il vescovo si è rivolto anche ai genitori della ragazza: “Cara mamma Fiorenza, caro papà Marcello, lo so benissimo che queste parole, oggi, non sono consolazioni facili. Sono una promessa che ci supera, e che ci sfida. Perché il dolore per Martina è troppo grande. E’ un grido. Un pugno. E’ una domanda senza risposta. E’ l’abisso. Ma proprio lì, nell’abisso, Dio non si ritrae. Non vi lascia. Allo stesso modo di come non ha lasciato Martina che oggi è custodita nel suo cuore”.
Poi le parole del vescovo Battaglia ai giovani presenti in chiesa: “Esprimo la mia preoccupazione soprattutto per quelli che non sanno più gestire la rabbia, che confondono il controllo con l’affetto, che pensano ancora che amare significhi possedere. Che vedono la donna come qualcosa da ottenere, da tenere, da non perdere mai. Che se vengono lasciati si sentono umiliati, feriti, e trasformano il dolore in odio. Un odio che uccide. E’ femminicidio. Chiamiamolo con il suo nome. Non è follia, non è gelosia, non è un raptus. E’ il frutto amaro di un’educazione che ha fallito. Di un linguaggio che normalizza la violenza. Di un silenzio colpevole”. L’omelia, del cardinale si è conclude con “dire basta non sia una condanna, ma un diritto”.
Fonte: RaiNews
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