Fiaccolata a Napoli contro il decreto “Buona Scuola”
Nella serata di ieri, 5 giugno, si è tenuta a Napoli una nuova fiaccolata contro il decreto “Buona Scuola”, attualmente in discussione al Senato
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Si è svolta ieri, sul calar del sole, una nuova manifestazione contro il ddl presentato alla Camera dei Deputati il 27 marzo scorso. Alla fiaccolata partita da Piazza Matteotti, proseguita lungo via Toledo e diretta alla Prefettura di Piazza Plebiscito, hanno preso parte non soltanto i docenti di numerose scuole partenopee, ma anche studenti, membri del personale Ata, associazioni e sindacati, quali Cobas, Unicobas, Gilda, Anief. Presente anche il parlamentare pentastellato Luigi Gallo, che ha mostrato la propria solidarietà ai docenti anche in questa occasione. Il Movimento Cinque Stelle è, peraltro, particolarmente attivo in Parlamento sulla questione “Buona scuola”; tutt’altro che positiva la risposta di gran parte dei parlamentari di Montecitorio, che hanno prontamente bocciato alcuni emendamenti avanzati dal M5S, che li ha dunque ripresentati al Senato.
Si grida all’incostituzionalità, sulla base della quale il decreto Buona scuola sarebbe dunque inemendabile. Questo è quanto emerso da un’attenta disamina del DDL, effettuata in occasione di un incontro seminariale organizzato dall’AND (Associazione Nazionale Docenti), e tenutosi lo scorso 28 maggio presso la sala Santa Maria in Aquiro, del Senato della repubblica. Particolarmente significativo l’intervento del giudice Ferdinando Imposimato, che ha smontato punto per punto l’impianto del DDL, enfatizzandone alcuni elementi di criticità con gli articoli 33 e 97 della Costituzione. Una scuola pubblica non può lasciare che siano i Presidi a detenere il potere di chiamata diretta dei docenti dei propri istituti; ciò renderebbe la Scuola Pubblica un’enorme azienda nazionale. Un’azienda, dunque un privato. Previste inoltre valutazioni annuali dei docenti, col preside perennemente in prima linea, che avrebbe dunque il compito di assegnare un bonus ai particolarmente meritevoli: particolarmente meritevoli o accondiscendenti? O più semplicemente, oggetto di favoritismi?
Ai posteri, o meglio al Senato, l’ardua sentenza.
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