7 Febbraio 2021

Elezioni comunali: banco di prova per alleanza Pd-M5s. Ma a Napoli c’è De Luca

L’alleanza strutturale tra Pd e M5s rilanciata dalle ultime dichiarazioni di Giuseppe Conte potrebbe affrontare il primo grande banco di prova a Napoli per le elezioni comunali. Ma c’è l’incognita di De Luca che per ora storce il naso

La crisi di Governo, oltre al piano istituzionale, ha inevitabilmente investito la politica e il futuro dei partiti. Rotture, nuove alleanze strutturali, geli e disgeli, alcuni programmati, altri no. Dinamiche che, in un modo o nell’altro, si riverseranno sulle prossime elezioni comunali che si terranno in alcune delle città più importanti (e politicamente determinanti) d’Italia. Al voto, infatti, andranno Roma, Bologna, Torino, Milano e Napoli. E proprio in quest’ultima potrebbe esserci il primo vero banco di prova per quella che sarà (sarà?) l’alleanza strutturale tra Pd e M5s.

A dettare la linea in questo senso è stato lo stesso Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dimissionario, che si è di fatto posto a capo del “campo progressista” di centrosinistra composto da dem e grillini. “Agli amici dei 5 stelle e del Pd: io ci sono!“. Parole nette che non lasciano spazio ad interpretazioni di sorta: è e sarà lui il leader di questo fronte unitario.

Alleanza strutturale Pd-M5s: elezioni comunali 2021 come banco di prova

Il primo banco di prova per questo “nuovo” centrosinistra progressista sarà, dunque, quello delle elezioni amministrative 2021. A confermarlo è lo stesso Nicola Zingaretti, segretario del Pd: “Assieme a Cinque Stelle e Leu, e aprendoci a forze dell’area liberale e moderata, forze civiche e ambientaliste, associazioni saremo competitivi ovunque. Ferme restando, naturalmente, le scelte di ogni città. Saremo competitivi, possiamo vincere”.

Ferme restando le scelte di ogni città” (frase che fa nascere più di un interrogativo, in particolare su Roma e Milano), a Napoli l’ipotesi che Pd e M5S potessero esprimere un candidato unitario per le comunali 2021 è cosa che si vocifera da tempo.

Ruotolo: “Napoli laboratorio politico”

Inoltre, a sottolineare l’importanza di Napoli per questo nuovo percorso è stato il senatore napoletano Sandro Ruotolo: “Le parole pronunciate dal Presidente Conte consolidano una nuova fase politica che vede Napoli, straordinario laboratorio politico nazionale. Le elezioni comunali sono, in concreto, l’occasione per spostare la storia più in là: costruire dal basso un campo largo politico progressista, ambientalista ed europeista. Proprio a Napoli attraverso un lavoro rigoroso di incontro, confronto, sintesi, si sta dando vita a un ampio schieramento composto dal Centrosinistra, i 5 Stelle e il mondo civico. È una piccola, grande rivoluzione. Storie, sensibilità, vissuti diversi che danno vita a una inedita alleanza politica per meglio interpretare la complessità della società partenopea. È il momento di posare lo sguardo oltre il presente e costruire il futuro di Napoli”.

Incognita De Luca

Proprio a Napoli, però, c’è un’enorme incognita sulla questione. La posizione del Pd napoletano, nella teoria, è chiara ed è scandita dalle parole del segretario metropolitano Marco Sarracino: “Ciò che è vero a Roma dev’esserlo anche a Napoli“. Ad oggi, però, nonostante questa tesi sia portata avanti almeno da settembre – dopo gli incoraggianti risultati di Caivano e Pomigliano D’Arco – non è stata fornita alcuna indicazione sull’eventuale nome. Situazione che indurrebbe a pensare che, nella realtà, si stia aspettando la posizione ufficiale di Vincenzo De Luca, che sulla decisione potrebbe avere un peso importante, se non preponderante.

Il Governatore, per ora, ha fatto intendere – anche con un certo grado di chiarezza – che non vede di buon occhio l’ipotesi di un accordo strutturale tra grillini e dem. Il sospetto è che stia attivamente lavorando per riproporre nelle città campane al voto lo stesso schema di coalizione che gli ha consentito di stravincere con quasi il 70% dei consensi le elezioni regionali 2020. Tornata dove, a prescindere dalle dichiarazioni di rito, Pd e M5s sono usciti fortemente ridimensionati, in particolare il Pd, in termini di rappresentanza in Consiglio.

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