7 Novembre 2020

Dipendenti statali. Aversa, la lettera sfogo di un militare…

Immagine di repertorio

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Un militare di Aversa, P.C. ha scritto una lettera per comunicare il suo dissenso sulle critiche ai “dipendenti statali”

P.C. militare di Aversa ha scritto una lettera pubblica sul gruppo facebook del suo comune “Aversa…che non va!”. Ha dimostrato il dissenso per tutti coloro che criticano i dipendenti statali e ha spiegato i rischi che corrono ogni giorno uomini e donne in uniforme.

Di seguito, ecco la lettera:

«Sono consapevole che mi farò dei nemici, ma non m’importa, in questi giorni leggo post contro i dipendenti statali, che in questo periodo hanno lo stipendio sicuro ecc. ecc.
Per chi non lo sapesse:
1) Il dipendente statale le tasse le paga (38%), e le paga TUTTE, ogni mese, non può evadere come spesso fa la maggior parte di chi lavora con partita Iva o C.F.,
2) Sono oltre 26 anni che svolgo il mio lavoro so quando esco di casa e non so quando e se ci rientro.
3) Se pensate che siamo privilegiati, indossate le nostre uniformi, sorbitevi l’odio della plebaglia che vi etichetta come “servi dello Stato” e “sbirri di m***a” per uno stipendio che, seppur dignitoso, non ripaga di tutti i sacrifici e del sangue versato anche per chi odia la nostra figura istituzionale.
4) Se vi sentite così afflitti basta fare un regolare concorso per accedervi, ma evidentemente è più semplice criticare piuttosto che ammettere i propri limiti.
5) Il “posto fisso” non si regala, si suda. Io non devo dire grazie a nessuno se non a me stesso e a chi mi ha sostenuto nei miei progetti e a chi pazientemente ogni giorno sopporta mille sacrifici, standomi accanto e sposando la mia causa.
5) Vedere I propri figli che crescono e tu sei lontano da loro, passare tutte le feste al lavoro o quasi. Levando affetto e presenza alla famiglia, saltare compleanni, ricorrenze, recite dei propri figli.
6) Il problema non è lo statale, ma chi percepisce reddito senza fare una ceppa, succhiando dallo Stato le risorse che anche IO verso. Perciò anziché lamentarvi cercare un lavoro ed interrogatevi su ciò che fate per migliorare la vostra condizione di vita.
Con affetto, da “un servo dello stato!” »

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