30 Ottobre 2015

Diego, cinquantacinque volte

maradona

Diego Armando Maradona spegne oggi cinquantacinque candeline. Napoli.ZON celebra il compleanno del grande calciatore argentino con un piccolo omaggio

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“Non sarò mai un uomo qualunque…” Ha detto. E persino i suoi peggiori detrattori, non potranno mai non essere d’accordo.
È nato a Lanus, piccola città nella provincia povera di Buenos Aires, precisamente cinquantacinque anni fa.
Esordì con l’Argentinos jrs, per poi passare al Boca Juniors, e la Bombonera gli dividerà per sempre il cuore, l’altra metà l’ha lasciata a Napoli, stadio San Paolo.
Diego Maradona non è un calciatore, non solo. Egli appartiene alla schiera di quegli esseri umani che hanno il dono della trasversalità.

Un uomo che ha vissuto sempre nella trequarti della vita, in quella zona intermedia in cui si resta sospesi, in un istante di pura perfezione come una palla che lanciata in aria resta immobile, prima di cadere.
La differenza tra Maradona e Pelé, tra Maradona e Messi, sta nel ruolo che loro è toccato ricoprire. Cruyff, Alfredo Di Stefano, Pelé, sono stati tutti dei grandissimi giocatori, ma restano lì, confinati nel rettangolo verde, ognuno di loro ha un senso solo all’interno del gioco; Diego no.  Egli è stato, alla stregua di Muhammad Alì, in grado di rompere lo schema che lo voleva un semplice sportivo, un oggetto d’intrattenimento, una fonte di distrazione.
Se Maradona parla delle Malvinas, se lo vediamo seduto vicino a Chávez, in un treno a Mar del Plata, il quadro ha senso, capisci che si sta parlando di Politica, se ci si siede Ronaldo, invece, non capisci e ti sembrerà di guardare la pubblicità di qualcosa.
Per questo, non si tratta di stabilire chi giocasse meglio al calcio, chi ha fatto più goal, semplicemente Maradona non è equiparabile a nessun altro calciatore.

Egli sarà sempre qualcosa di diverso. Non ci sarà mai una definizione precisa in grado d’ingabbiarlo. Probabilmente, come persona, è un disastro, ma ciò su cui siamo chiamati a riflettere è il personaggio, ciò che rappresenta, che racconta con la sua sola presenza, che va ben al di là di ciò che potrebbe essere.
Nessuno pensa che Ernesto Guevara non fosse un marito fedele, che avesse figli ovunque, sparsi tra Cuba e la Bolivia, non è interessante; la cosa importante è ciò che un uomo è in grado di suscitare in chi gli sta intorno, quello che riesce a trasmettere al di là di ciò che umanamente è. Diego Armando Maradona è un grande artista ed è per questo che gli si perdonerà sempre tutto o niente, ma mai potrà lasciare indifferenti.
Ci sarà sempre qualcosa di epico in quello che ha fatto, nelle sue clamorose cadute e nelle roboanti vittorie.
Lo scrittore Soriano, fu uno dei primi a vederlo giocare nell’Argentinos jrs, e ne suggerì l’ingaggio all’amico Arpino, all’epoca molto vicino alla dirigenza del Torino calcio. Gli scrisse che era meglio di Schiaffino e che se non si muovevano lo avrebbe preso il Barcellona.
Gli scrisse, in un impeto di clamorosa chiaroveggenza, “questo tizio, un po’ tracagnotto, un giorno ci farà vincere il Mundial, e credo, che quando smetterà di giocare non dovranno ritirare la maglia, dovranno ritirare il pallone…”

Buon compleanno, Diego!

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