30 Ottobre 2015

Dieci, il peso di una maglia

Dieci

Il ruolo del trequartista è sicuramente cambiato, eppure il peso della mitica maglia numero Dieci rimane inalterato nel tempo

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I trequartisti sono “meno dei panda”. Ancora sopravvivono, a sprazzi, ma perlopiù si è deciso di farne a meno.
La frenesia del calcio moderno, la fisicità, la velocità del gioco, hanno accorciato enormemente il tempo e lo spazio della giocata, coordinate necessarie perché quel tipo di giocatore possa ancora avere un senso tattico.
Un primo, importante, segnale di rivoluzione lo diede Carlo Ancelotti, quando cambiò il destino di Andrea Pirlo, uno che come trequartista sarebbe stato un buon giocatore, ma che come regista davanti alla difesa è diventato un fuoriclasse.
Identico destino è stato riservato a Marco Verratti, e probabilmente con uguali risultati. In questo caso fu Zdeněk Zeman, allenava il Pescara, uno che la parola “trequartista” non l’ha mai neppure saputa pronunciare.

Perlopiù oggi li si impiega come esterni d’attacco, lo fa Sarri con Insigne, Gasperini con Perotti; o da prima, o seconda punta: Messi nel Barcellona, Gomez nell’Atalanta, Alexis Sanchez nell’Arsenal.
Eppure il dieci, nella cabala calcistica, non sarà mai un numero qualsiasi: tutte le maglie di una squadra sono uguali, ma il dieci no, è diverso.
Non è una maglia, è un’investitura, perché essa è il calcio, e ne esprime l’essenza figurativa, più di un gesto, più della sfera stessa, o della porta. Sebbene il gioco sia cambiato, una cosa è rimasta uguale: chi indossa il dieci è, si ritiene che sia e dovrà sempre dimostrare di essere il migliore.

Nei momenti buoni ci si aspetterà la grande giocata, il colpo da biliardo, il dribbling funambolico che ripaga il prezzo del biglietto, e in quelli peggiori che sia lui a risolvere la questione intricata, che mostri la via da percorrere. Avrà addosso gli occhi di tutti e sarà sempre quello che prenderà più botte. Tutte le volte, senza fare una piega, dovrà avere la forza di rialzarsi e ricominciare a correre.
Non si tratta di quanto si è bravi, del resto non è solo questione di gamba, ma di testa, soprattutto di testa. Paul Pogba è un giocatore fortissimo, ampiamente il più bravo della sua generazione, eppure, da quando indossa quella maglia non è più lo stesso.
A nulla è servito provare a dissimulare, a cambiare le carte in tavola, aggiungendo un piccolo +5 a quell’enorme 10.
Bene ha fatto il Calcio Napoli a ritirarla quella maglia, dopo Maradona non avrebbe avuto senso poterla indossare. Semplicemente non si poteva onorare, non allo stesso modo.
“Il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce”, scrisse Osvaldo Soriano, tutto il resto è fisica, e riguarda una sfera, delle leve e una sottile linea bianca, che ventidue esseri umani proveranno a difendere e ad attaccare con tutte la forza che loro rimane.

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