25 Luglio 2017

Aurelio De Laurentiis e l’innovazione sui diritti TV

“Il mondo sta cambiando è ora che cambiamo anche noi” così si potrebbe sintetizzare il pensiero del patron del Napoli Aurelio De Laurentiis. Il Presidente della S.S.C Napoli infatti vuole cambiare letteralmente il sistema legato alla questione dei diritti TV

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L’ATTUALE SITUAZIONE IN ITALIA- Il triennio 2018-2021 ha il suo bando di vendita per i diritti televisivi. Il prezzo minimo di tutti i pacchetti supererà il miliardo di euro, la cifra che la Serie A punta(va) ad incassare; nessun broadcaster televisivo, poi, potrà acquistare i diritti TV di tutta la Serie A. In ogni caso, un tifoso potrà seguire l’intero campionato della sua squadra del cuore con un solo abbonamento. I pacchetti messi a disposizione sono 5: satellite, digitale terrestre, internet 1 e 2 più un altro pacchetto accessorio. Nessuno di questi prevede la totalità delle partite.
la Lega ha distribuito le squadre secondo il bacino d’utenza. Juve, Milan, Inter e Napoli appartengono ad entrambi i pacchetti A e B:
Pacchetto satellitare (A) e pacchetto digitale terrestre (B):
248 partite per pacchetto, costo di 200 milioni di euro. 192 eventi sono in comune con il pacchetto accessorio.

Inoltre riportiamo i punti che regolano la ripartizione in Italia.

  • 40% di parte fissa stabilito dalla Legge Melandri,
  • 30% sarà suddiviso tra le venti squadre della massima serie in base al bacino d’utenza in questo modo: il 25% parametrato a un’indagine statistica sul tifo; il 5% leggendo i dati Istat sulla popolazione residente nel Comune in cui gioca la squadra.
  • 30% in base ai risultati sportivi: 10% relativo alla storia sportiva del club in questione dal 1946-47 ad oggi; 15% ai cinque anni precedenti; 5% alla stagione in corso.

 

CAMPIONATO SENZA FRONTIERE – Dopo avervi illustrato cosa succede in Italia per la dipartizione dei diritti, possiamo dirvi che il Napoli ricava precisamnete 69,7 milioni di euro.
De Laurentiis sui diritti TV: “Ho pronto un modello rivoluzionario: li cederei anche a Tim, Vodafone ed Amazon, sono anni che predico di trovare un grande manager a cui delegare il compito di licenziare i diritti del campionato italiano in tutto il mondo, paese per paese, riferendosi direttamente ai singoli broadcasters, e senza intermediari. E’ un parere inascoltato a quanto pare, ma intanto restiamo indietro e si perdono non solo energie ma capacità finanziare che un mercato, affrontato in maniera appropriata, concederebbe”.
L’idea del presidente sarebbe  la seguente: far pagare dieci euro (esempio) a partita, così che i costi ammonterebbero a un abbonamento da trecentottanta euro a stagione per famiglia, si creerebbe un range d’incasso che va dai due miliardi e seicento milioni ai tre miliardi ed ottocento. Una forma di benessere per il sistema. Si creerebbero posti di lavoro, iniziative varie. Si potrebbe creare intorno agli eventi – dal sabato, alla domenica, al lunedì sera – un programma televisivo con contenuti esclusivi, sempre gestito dalla Lega. Manterrei la raccolta pubblicitaria delle partite e dei programmi redazionali a favore della Legacalcio. Riconoscerei a tutti i broadcasters una quota sugli incassi per la vendita degli abbonamenti, lasciando la differenza a favore della Lega e quindi dei singoli club.

SELF-PRODUCTION – Tale proposta di De Laurentiis è molto vicina al progetto del Presidente del Torino Urbano Cairo per il quale il patron azzurro ha speso parole d’accordo: ” E’ intelligente e sa guardare lontano, condivido con lui un tema a me caro da un’eternità: produrre il calcio da soli tramite la nostra Lega, sviluppandolo in maniera innovativa. Andrebbero trovate banche disponibili ad anticipazioni da distribuire ai club di serie A, in maniera tale da salvaguardare l’aspetto finanziario all’inizio di ciascun campionato. Banche garantite, ovviamente, dalla successiva vendita al pubblico. E invece, dal punto di vista economico, fare in modo che la Lega licenzi le partite a tutti i broadcasters possibili, per farle trasmettere in pay. E quindi, le darei a Sky, a Mediaset Premium, a Tim vision, a Vodafone, ad Amazon e a chiunque altro capace di trasmette via pay sul territorio italiano. Verrebbe fuori una distribuzione omogenea, che raggiungerebbe dalle sette alle dieci milioni di abitazioni-abbonate”.

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