Covid-19: arrivano le mascherine che si illuminano quando rilevano il virus
Un gruppo di ricercatori del MIT sta elaborando un prototipo di mascherina in grado di rilevare attraverso dei sensori la presenza del Sars-CoV-2
Negli ultimi mesi il nostro rapporto con i dispositivi di sicurezza sanitaria è notevolmente cambiato. In particolare, le mascherine sono diventate una presenza costante nelle abitudini di tutti, a maggior ragione in quelle regioni – come la Campania in Italia – in cui ne è stato disposto l’obbligo per poter circolare all’esterno. Sin dall’inizio, però, tutti gli enti di divulgazione hanno chiarito che non si trattasse di una protezione individuale (soprattutto per quanto riguarda le mascherine chirurgiche), ma di una cautela verso gli altri. Chi indossa la mascherina, dunque, protegge gli altri. Se tutti ci impegniamo a proteggere chi ci è intorno, allora ne risultiamo protetti anche noi.
Ma possono, queste mascherine, trasformare il proprio ruolo da passivo ad attivo nel tracciamento dei contagiati? A quanto pare sì. Infatti, stando a quanto scrive Business Insider, un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e dell’Università di Harvard, già in passato hanno sviluppato sensori in grado di segnalare la presenza di virus come Zika ed Ebola. Ora, partendo da questa base, stanno lavorando per tentare di adattare questi sensori all’individuazione del Sars-CoV-2, il virus responsabile dell’attuale pandemia.
Mascherine che si illuminano a contatto col virus: la ricerca
Con un segnale fluorescente, dunque, la mascherina si illuminerebbe se i sensori rilevassero il virus nella saliva dell’individuo. Il laboratorio dove si stanno svolgendo le ricerche è diretto dal professor Jim Collins – bioingegnere e professore di ingegneria medica e biologica al MIT -, il quale si è detto fiducioso sul buon esito delle ricerche e sulla successiva applicabilità. “Si tratterebbe – afferma – di un metodo di screening molto più efficace del solo rilevamento della temperatura corporea, perché si baserebbe sulla saliva delle persone, dove il virus si annida“.
I sensori che verrebbero implementati nelle mascherine sono composti da un particolare materiale genetico che si lega al virus e si liofilizza sul tessuto “aspirando” l’umidità della saliva. Quest’ultima attiva i dispositivi assieme alla specifica sequenza genetica della patologia. Per l’applicazione di questi dispositivi nel tracciamento dei contagiati sarà necessario, però, uno strumento chiamato fluorimetro, utile agli addetti alla rilevazione (infermieri, agenti, protezione civile, etc.) per verificare se i sensori si saranno illuminati o meno. Tale fenomeno, dunque, per rispettare la privacy degli individui non risulterebbe visibile a occhio nudo.
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