13 Marzo 2020

Coronavirus: vogliamo ancora parlare di influenza?

coronavirus

Usciti i primi dati stagionali sull’influenza mentre oggi gli aggiornamenti sul coronavirus dimostrano che la situazione potrebbe essere potenzialmente tragica

Se qualcuno avrà ancora il coraggio di paragonare il coronavirus all’influenza stagionale, rispondetegli mettendogli davanti agli occhi questi dati perché solo numeri alla mano si capisce l’entità di questo virus “para-influenzale”.

L’Iss ha da poco pubblicato i primi dati sull’influenza stagionale ma iniziamo con una precisazione.

I dati sui casi di influenza non possono essere dati istantaneamente e nemmeno dopo pochi mesi in quanto nel periodo invernale e nei 3-4 mesi di calcolo cioè nei mesi in cui ha azione il virus influenzale, vengono calcolate tutte le morti registrate nel paese e solo in un secondo momento sia l’Iss che l’Istat selezionano e confermano i casi e le morti specifiche di quel dato che si vuol cercare (in questo caso l’influenza).

Per far questi calcoli si impiegano circa 2 anni dunque i dati che abbiamo oggi ad esempio risalgono alla stagione invernale 2018/2019.

La stagione 2018-19 è stata caratterizzata da un’elevata circolazione virale e da un’elevata incidenza di ILI.

Il periodo epidemico (incidenza superiore a 2,74 casi per 1.000 assistiti) ha avuto una durata di 16 settimane (dalla 49a del 2018 alla 12a del 2019).

Il picco epidemico è stato raggiunto nella quinta settimana del 2019 con un livello d’incidenza di 14,1 casi per mille assistiti, pari a una intensità alta e paragonabile a quella osservata nella scorsa stagione, 2017-18.

Nell’intera stagione influenzale, il 13,6% della popolazione italiana ha avuto una ILI, per un totale di circa 8.072.000 casi.

I dati reali dell’influenza

Dal sito dell’Iss si può evincere che:

“Come di consueto, l’influenza ha colpito maggiormente le fasce di età pediatrica: il 37,3% dei bambini di età 0-4 anni, il 19,8% nella fascia di età 5-14 anni, il 12,8% gli individui di età compresa tra 15 e 64 anni e il 6,2% gli anziani di età pari o superiore a 65 anni.

Nelle ultime due stagioni influenzali l’incidenza delle ILI nella fascia di età tra zero e quattro anni è stata la più alta a partire dalla stagione 2004-05.

Nell’ambito delle attività di sorveglianza virologica, sono stati raccolti e analizzati dai laboratori di riferimento regionale 20.174 campioni clinici, di cui 6.401 (31,7%) sono risultati positivi ai virus influenzali raggiungendo un picco nella sesta settimana del 2019 con 47,1%.

La stagione 2018-19 è stata caratterizzata da una predominanza dei virus influenzali di tipo A con la co-circolazione dei sottotipi A(H1N1) pdm09 e A(H3N2) (Figura 3B). In particolare, 6.392 tamponi (99,9%) sono risultati positivi ai virus di tipo A e 9 (0,1%) a quelli di tipo B. Tra i 5.924 virus A sottotipizzati, 2.969 (50,1%) sono risultati A(H1N1)pdm09 e 2.955 (49,9%) del sottotipo A(H3N2).

Come già evidenziato dai dati della sorveglianza delle ILI, anche l’impatto di questa stagione, in termini di numero di forme gravi e complicate di influenza confermata, è stato elevato e paragonabile a quello della precedente stagione influenzale.

Non è il coronavirus

In particolare, nella stagione 2018-19, sono stati segnalati 812 casi gravi di influenza confermata in soggetti con diagnosi di SARI e/o ARDS ricoverati in terapia intensiva, 205 dei quali sono deceduti.”

Numeri ben lontani da quelli dati nelle settimane precedenti che paragonando il virus sarsov-2 a quelli influenzali.

Cosa ci si aspetta dal coronavirus

Purtroppo i dati di questi giorni dimostrano che il picco di contagi è ancora molto lontano e preoccupa, in quanto virus che si comporta come la classica influenza, la velocità con cui si trasmette il contagio.

Si spera che misure adottate dal governo Conte possano mostrare i primi effetti tra due settimane circa, quando sarà raggiunto il picco e il quadro sui contagi sarà ancora più charo soprattutto per le regioni del Sud.

Perché potrebbe essere “potenzialmente tragica”

Perché le misure messe in atto dal governo, seppur essenziali per il contrasto al coronavirus, modificano radicalmente lo stile di vita di un paese e non tutti riescono ad avere la stessa lucidità nell’adempiere ai propri doveri.

Non a caso ancora oggi in molte città, nonostante il divieto di circolazione, diverse persone sono state fermate senza particolari motivi, multate ed invitate a tornare a casa.

Proprio per questo ad esempio il governatore della regione Campania De Luca ha inasprito le pene per chi sarà trovato fuori casa senza comprovate motivazioni.

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