28 Febbraio 2020

Coronavirus, facciamo chiarezza sui numeri (mondiali)

coronavirus

Mentre in Cina i numeri dei contagi e dei morti da coronavirus diminuiscono, aumentano nel resto del mondo. I dati però possono non essere conformi alla realtà, ecco perché

Coronavirus – Quando le epidemie incidono su politica ed economia è sempre molto difficile valutare effettivamente i dati che i vari governi diramano, inoltre si aggiungono, come negli ultimi mesi, anche le fake news date dai giornali che smuovono l’opinione pubblica per accaparrarsi più visualizzazioni possibili.

Il coronavirus è diventato un vero e proprio “caso” mediatico.

In principio fu la cattiva informazione proprio degli organi competenti OMS e Governo Cinese che rimbalzavano i dati dei cittadini infetti e dei morti oltre alle “direttive” date dall’OMS di rivedere i dati del Governo Cinese di considerare casi confermati solo quelli che risultavano positivi al test e avevano sintomi e non più anche quelli positivi al test ma asintomatici.

Ad affermarlo proprio un tweet del giornalista cinese Alex Lam che rendeva nota la decisione.

“Questo inevitabilmente abbasserà i numeri dell’epidemia” denunciava Lam.

La definizione di “caso positivo” secondo l’Organizzazione mondiale della sanità riguarda invece una persona con positività al virus confermata in laboratorio indipendentemente da segni clinici e sintomi.

Detto fatto.

E mentre oggi si palesa il sospetto che il virus stia circolando già da prima di dicembre con “casi sospetti di polmonite” in buona parte del pianeta, il coronavirus è arrivato a contagiare ufficialmente, quasi tutti i paesi del mondo.

Sia chiaro, le misure attuate dal governo cinese appena scoperto il virus sono state esemplari fino alla decisione più difficile, cioè mettere in quarantena totale tutti i cittadini malati e non, evitando così ulteriori contagi.

Questo pare sia servito.

Ma siamo sicuri che i dati forniti dal governo cinese negli ultimi giorni, siano esatti?

La sola città di Wuhan conta 11 milioni di abitanti, per farvi capire meglio, Milano Roma e Napoli insieme contano 8 milioni e 835 mila abitanti, dunque mettere in quarantena forzata una città come questa, è stata una vera e propria impresa.

Una quarantena che pare sia servita più per “sfoltire” il numero dei pazienti negli ospedali ormai al collasso e dove le persone si ammassavano rischiando di infettare anche chi era sano che per “contenere” il virus. Ma è di numeri che stiamo parlando ed è qui che la rotta si è invertita.

L’OMS aveva chiesto più “chiarezza” sui numeri avendo dei dubbi sulla certezza degli infetti e delle morti da coronavirus proprio perché la quarantena forzata non assicurerebbe se le morti “indoor” dei cittadini fossero dovute al virus o ad altre patologie dunque non conteggiabili nei dati poi diramati giorno dopo giorno dal governo cinese.

Senza aggiungere ulteriori dubbi sul come un virus di questa portata e che ormai è confermato, era in circolo (almeno) già da metà Dicembre in Cina, non abbia sfondato le porte di Pechino o altre megalopoli che conta 29 milioni di abitanti e dati alla mano conta “solo” 889 contagi e 118 morti.

C’è solo da fidarsi dunque che le “buone notizie” date negli ultimi giorni per lo meno sul continente rosso, siano veritiere.

E il resto del mondo?

Il caso principale è quello italiano. Dove improvvisamente un piccolo paese come Codogno è diventato il centro nevralgico della diffusione del virus, o almeno così i media hanno fatto credere.

Purtroppo poi, nei giorni a seguire la realtà si è rivelata tutt’altra.

A cascata sono arrivate positività dal Veneto alla Sicilia, passando per la Campania.

L’isteria collettiva ha mostrato centri commerciali svuotati dai beni primari, acquisti di mascherine per proteggersi dal nemico invisibile.

In tutto questo caos ci si doveva (e ci si deve) affidare alle parole degli esperti che avevano il compito di tranquillizzare la popolazione ma il risultato è stato un bailamme totale fatto di scienziati e medici che allarmano o minimizzano dati, effetti e danni del coronavirus generando confusione e divisioni di pareri quasi a fomentare le tifoserie di chi segue gli uni o gli altri.

E lo stesso governo italiano a cui gli va dato atto della prontezza della chiusura e il controllo delle frontiere sin da subito e che ha cominciato immediatamente l’iter di isolamento dei casi positivi ha però in un secondo momento, in uno stato di totale confusione dovuto anche alla risposta poco tranquilla dei cittadini, cambiato le carte in gioco a seguito dell’aumentare dei casi nel paese:

  • “Disallarmando” o meglio provando a disallarmare l’opinione pubblica per evitare conseguenze economiche disastrose;
  • Evitando la strumentalizzazione degli altri paesi che hanno iniziato a bloccare i voli degli italiani verso questi;
  • Notizia delle ultime ore: saranno comunicati solo i casi di nuovo coronavirus clinicamente rilevanti.

Quest’ultimo punto è quello cruciale. Perché si torna al punto di partenza, un po’ come in Cina e come nel resto del mondo (Stati Uniti, Francia e Germania) che hanno ben pensato (per ovvie ragioni) di adottare questa strategia al fine di evitare isterismi di massa.

Ma può essere questa la giusta strategia?

Siamo sicuri che questo atteggiamento eviti poi il famoso fallout e la crisi nazionale se/quando il numero dei contagi diventasse improvvisamente impossibile da gestire e dunque minare la fiducia al governo che dovrebbe invece proteggerci?

Infine, può esserci una linea comune dettata dall’OMS che ogni paese deve adottare al fine di evitare il caos o contenere qualcosa di grave?

Può esserci una spiegazione effettiva e unanime di cosa sia questo ceppo di coronavirus e come bisogna affrontarlo senza fomentare col silenzio e la confusione dietrologie e teorie complottiste?

Leggi anche: Le linee dettate dal ministero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.