6 Aprile 2020

Coronavirus a Poggiomarino, un caso sospetto. La sorella della vittima: «Mio fratello è stato abbandonato»

Foto di repertorio

coronavirus

Caso sospetto di Coronavirus a Poggiomarino, la famiglia dell’uomo deceduto attende da 20 ore il tampone post-mortem. La rabbia della sorella della vittima

Sospetto caso di Covid-19 a Poggiomarino, un uomo ha perso la vita nella giornata di sabato e si potrebbe trattare del primo decesso causato dal Coronavirus in città. La vicenda è balzata agli onori della cronaca poiché il figlio della vittima sembrerebbe aver aggredito gli operatori del 118. A parlare, però, è la sorella della vittima che, da 20 ore, sta ancora aspettando il tampone post-mortem. Ancora nessuno, infatti, è passato ad effettuare il test.

Le parole della sorella della vittima

Secondo quanto riporta “Il Fatto Vesuviano“, la sorella della vittima, zia dell’uomo che avrebbe aggredito i sanitari si è espressa in merito alla dolorosa vicenda:

 «Mio nipote ha sbagliato – ha affermato la donna – ma lasciate che racconti come sono andati i fatti. Ieri erano 20 giorni che mio fratello aveva febbre alta e problemi respiratori, sono settimane che chiedevamo al medico di base di attivare la procedura per effettuare un tampone, ci ha sempre detto che non fosse il caso, ci è sembrato anche che ci rispondesse male».

La sorella, dopo aver elencato i sintomi che sembrerebbero ricondurre al Covid-19 (febbre e dispnea, stanchezza, perdita del gusto e dell’olfatto), continua: «Malgrado questo non è stato fatto nulla, mio fratello è stato abbandonato nonostante le nostre insistenze con il medico di famiglia, e con il 118 che avevamo chiamato già una settimana fa. Non è vero che abbiamo rifiutato il ricovero, nessuno l’ha mai disposto, anzi abbiamo insistito affinché mio fratello fosse curato. Da persone perbene non ci siamo recati in nessun pronto soccorso perché ci è stato detto di non farlo, queste sono le regole».

Il corpo dell’uomo attende il tampone da 20 ore nel letto di casa, al suo capezzale c’è la moglie, mentre i figli non possono fare altro che vegliare il padre a distanza poiché non possono avvicinarsi per il rischio di contagio. La sorella della vittima precisa ancora tra le lacrime: «Mio nipote ha reagito male, lo ammetto. Ma siamo tutti distrutti da 20 giorni in cui nessuno ci ha dato ascolto e che sono culminati con la morte di mio fratello, un decesso per cui vogliamo andare fino in fondo. Per noi si poteva evitare».

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