27 Ottobre 2022

Compleanno Roberto Benigni: pinocchio compie 70 anni

Compleanno Roberto Benigni: Roberto Benigni, figlio di contadini, e diventato star mondiale in palcoscenico e al cinema, compie 70 anni

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COMPLEANNO ROBERTO BENIGNI

COMPLEANNO ROBERTO BENIGNI-Il 27 ottobre raggiunge il traguardo dei 70 anni Roberto Benigni. Figlio di contadini, ultimo di quatto figli dall’amore dei genitori Luigi e Isolina, nasce a Manciano La Misericordia nell’aretino. Cresce a Prato e diventa star mondiale in palcoscenico e al cinema, compie 70 anni ma non li dimostra, non li sente e li lascia volentieri nell’oblio.

Roberto è l’icona di se stesso, un Pinocchio sempreverde che conserva la saggezza contadina dell’artista che lo ha scolpito, Geppetto. Non a caso al personaggio di Collodi ha legato due volte la sua carriera, prima come “one-man-band” nel suo film del 2002 e poi come attore al servizio di Matteo Garrone nell’adattamento del 2019 (Nastro d’argento come Geppetto).


    Per evitare che la festa del compleanno si trasformi in celebrazione encomiastica, Benigni ha schivato ogni occasione pubblica. Per tutto il cinema italiano l’appuntamento di domani resta l’occasione per dire grazie a questo straordinario interprete della cultura e dello spettacolo.Dell’artista ha sempre conservato la modestia e la duttilità, dell’attore la passione per la sfida a se stesso, dell’uomo di spettacolo le doti di improvvisazione.

Compleanno Roberto Benigni: la carriera

Debutta nel ’71 al Metastasio di Prato come cantante e musicista ne “Il re nudo” diretto da Paolo Magelli. Carlo Monni e soprattutto Marco Messeri lo “tengono a battesimo” in vari spettacoli d’avanguardia a metà fra il teatro di strada e l’invenzione comica. Sbarcato a Roma in compagnia di Messeri. Roberto Benigni incontra nel ’75 Giuseppe Bertolucci che scrive per lui il monologo di “Cioni Mario” diventato in breve lo spettacolo di punta del teatro Alberico, punto di riferimento della scena off romana. Frammenti di quell’esperienza finiscono nel programma tv “Onda libera” alias “Televacca”, avversato dalla censura come del resto il suo primo exploit al cinema (sempre per mano di Giuseppe Bertolucci), “Berlinguer ti voglio bene” del ’77.

Massimo Troisi

Aspetta il 1983 per misurarsi con l’altra parte del set e la regia di se stesso. Debutta in punta di piedi con un film a episodi, “Tu mi turbi” nella più limpida tradizione del cinema comico all’italiana. Ma dietro uno stile sobrio, quasi trasparente, di regia nasconde ambizioni più alte. Con la complicità dell’amico Bertolucci scrive per sé e Massimo Troisi “Non ci resta che piangere” (1984) un “buddy buddy” a spasso nel tempo che frantuma ogni record d’incasso. Poi scappa dal suo successo e sbarca in America per farsi dirigere dall’amico Jim Jarmush con cui firma “Daunbailò” nel 1986, seguito da altri due lavori in cinque anni. Accetta di misurarsi col mito di Peter Sellers ne “Il figlio della pantera rosa” (1993) e torna in patria con un diverso carisma, da attore e regista di culto.


    Dal 1988 lo ha adottato Vincenzo Cerami, scuola pasoliniana e gusto dell’eccesso elegante. I due collaboreranno per sei volte dando vita a un formidabile sodalizio umano e artistico arricchito da Nicoletta Braschi, fondatrice insieme a Roberto ed Elda Ferri della casa di produzione Melampo, attrice-icona dell’uomo che diventa suo marito nel 1991. Insieme passeranno di successo in successo da “Il piccolo diavolo” a “Johnny Stecchino”, da “Il mostro” fino al trionfo – pur controverso di “La vita è bella” che vince l’Oscar per il miglior film straniero ma regala a Roberto anche la statuetta come miglior attore. Seguiranno “Pinocchio” e “la tigre e la neve”, ma nell’intervallo c’è spazio per la collaborazione con Federico Fellini (e Paolo Villaggio) in “La voce della luna” (1990). Negli ultimi anni il connubio con Dante e la Commedia ha portato Roberto Benigni su altri lidi, lontano dal cinema.

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