Un calcio agli infortuni: Napoli torna a sorridere
Quando il Napoli lo scorso anno si è ritrovato nel mese di maggio ad un solo punto dalla Juventus in molti hanno invocato e imprecato la Dea bendata per essere stata a dir poco malevola nei confronti della squadra partenopea
Alla fine, lo Scudetto è volato via fra mille rimpianti e polemiche, ma nel rendimento già forsennato del Napoli di Sarri non può non aver inciso pesantemente la doppia tegola che ha afflitto la rosa azzurra, certo non lunga come quella juventina, con i crack ripetuti di due pezzi da novanta come Milik e Ghoulam.
Soprattutto il lungo infortunio e la lunga ricaduta patita dall’algerino ha rappresentato un vero dramma sportivo per il gioco a memoria del tecnico toscano, che aveva nel terzino sinistro molto più di un semplice giocatore di fascia, ma un vero e proprio regista defilato dal piede fatato, soprattutto sui calci piazzati.
Il Napoli ha dunque scoperto di ritrovarsi anche con una riserva forse non all’altezza, capace di svolgere il compitino, ma facendo ancor più emergere l’importanza di Ghoulam nel gioco Sarriano.
A lui si è aggiunto un Milik arrivato solo nella seconda parte di stagione dopo oltre un anno ai box, fra false ripartenze e il tentativo di ritrovare una condizione accettabile, giunta forse troppo tardi per poter essere utile alla causa degli azzurri. Così Mertens è arrivato a fine stagione senza benzina e al Napoli sono mancati gol e lucidità negli ultimi decisivi metri di partite decisive per uno Scudetto sfumato nelle ultime giornate, dopo esser giunti vicini come mai alla Juventus.
L’incidenza degli infortuni, come spiega un accurato studio statistico sulla Serie A elaborato da bwin, è piuttosto importante nelle sorti di una squadra e sui suoi risultati in campionato.
Storicamente negli ultimi anni, restando in Italia, il Milan è la società che più di ogni altra ha palesato problemi da questo punto di vista, nonostante Milan Lab. Donnarumma ha firmato 106 presenze di fila in campionato, ma davanti a lui tanti sono stati crack anche importanti e decisivi negli scarsi risultati dei rossoneri negli ultimi anni.
In Premier League una media di 7.5 infortuni per l’Arsenal che ha spesso dovuto aver a che fare con lungodegenti storici, quali Santi Cazorla e Wilshere, Welbeck e Rosicky. Anche per questo l’ex squadra di Wenger ha faticato a rinverdire i fasti passati, a differenza di un Chelsea dalla rosa più corta ma decisamente integra rispetto ai cugini londinesi.
In Germania il Bayern da anni lotta con le ginocchia di cristallo di Robben e Ribery, fino allo stop infinito di Boateng e Neuer: in questo caso l’eccessivo gap con tutte le altre in Germania ha permesso ai bavaresi di vincere comunque titoli nazionali, patendo però oltre confine.
Discorso inverso per il Psg in Francia, sano come un pesce, ma ciò nonostante incapace di imporsi oltre il territorio nazionale. In Spagna il Real è quella più martoriata fra le tre big, rosa cortissima, ma dall’elevatissima qualità: ora che il giocatore più atletico del mondo è volato via, però, i risultati cominciano a calare vistosamente.
Adios, Cr7!
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