Architetti Napoletani: “70 e Oltre…”
“70 e Oltre: Crescita ed evoluzione della professione Architetto”. Nell’ambito della celebrazione dei 70 anni dell’Ordine degli Architetti di Napoli e Provincia, Rassegna in Villa Comunale e Convegno all’albergo Vesuvio – Photogallery
[ads1] L’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Napoli e Provincia celebra 70 anni di intensa attività. Istituito nel 1944, su scala interregionale, tra Napoli e Reggio Calabria annoverava 54 iscritti. Oggi, a seguito della provincializzazione dello stesso, quello partenopeo ne conta quasi 9000.
“Celebrare, festeggiare con solennità una ricorrenza, in molte circostanze più che essere un omaggio a qualcosa o a qualcuno, rappresenta un’occasione di riflessione su cosa si festeggia” sottolinea Gennaro Polichetti, presidente della Fondazione Ordine Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia. Ed in tal ottica l’Ordine ha organizzato una serie di eventi sotto la dicitura “70 e Oltre”. Ne fanno parte la pubblicazione di un libro sulla storia ordinistica, la Rassegna nella Villa Comunale ed il Convegno, tenutosi lunedì 21 Dicembre, nella sala congressi dell’albergo Vesuvio.
LA PUBBLICAZIONE – “70 e Oltre. Crescita ed evoluzione della professione Architetto”, a cura della Fondazione Ordine P.P.C. di Napoli e Prov., stampato da Giannini editore. Ripercorrendo i settanta anni di storia dell’Ordine, tramite una raccolta di contributi, testimonianze ed esperienze, il libro vuole fungere da strumento di condivisione dei vari aspetti che caratterizzano il “mestiere” dell’ architetto. Esso “deve confrontarsi e mettersi a disposizione della cittadinanza, delle amministrazioni pubbliche, delle imprese, del mondo accademico e della ricerca, con l’obiettivo di definire nuovi modeli di approccio alla città in relazione con le altre discipline” sancisce l’arch. Sofia Tufano in merito a tale figura professionale.
LA RASSEGNA – Dal 15 al 22 Dicembre, la Casina Pompeiana della Villa Comunale di Napoli ha ospitato un’esposizione, testimonianza della trasformazione urbana della città, e di riflesso anche dell’attività dell’Ordine. Un arco temporale – 1944/2015 – che consente molteplici riflessioni su periodi storici diversi, ma consequenziali, in cui Architetti ed Architetture eterogenee hanno necessariamente caraterizzato la società. Almeno fino alla fine degli anni settanta, dove non solo a Napoli, si è cominciata a registrare, invece, un’inversione di tendenza di tale caratterizzazione.
La Rassegna ha tracciato i profili di tale professione, seguendone l’evoluzione attraverso ruoli istituzionali ed Architetture. L’esposizione ha ripercorso la storia dell’Ordine, affiancata all’evoluzione dell’architettura metropolitana.
IL CONVEGNO – “Crescita ed evoluzione della professione dell’architetto” Non solo celebrazione, ma momento di sincera riflessione sul ruolo professionale dell’architetto nell’attuale società. Con la consapevolezza che lo sviluppo futuro dipenderà da quanto meglio gli architetti sapranno coniugare e fondere insieme i bisogni umani, le risorse e la memoria storica.
Saluti ed introduzione congressuale di Salvatore Visone e Gennaro Polichetti, presidenti rispettivamente dell’Ordine e della già citata Fondazione dell’Ordine. Segue la lettura di una lettera di Alfonso Gambardella storico presidente dell’Ordine negli anni settanta, poi spazio ai relatori. Tre architetti, tre generazioni a confronto, altrettanti contesti, fisici e sociali, di intervento, molto lontani l’uno dall’altro. Però un’unica lingua, l’Architettura, con il suo linguaggio caratterizzante: l’opera, il manufatto. Contributi eccelsi, che se pur diversi per vari aspetti, hanno manifestato tutte le peculiarità di questo mestiere, che nonostante sembra essere in crisi, va sapientemente Re-inventato, ogni volta, come suggerito dal “maestro” Renzo Piano.
Contributi eterogenei, dunque. L’architettura europea, geografica – termine caro a Perrault -, delle idee “nuove”, ma sapientemente innestata nel contesto – sia naturale che antropico – di Giovanni Bellaviti (B+C architectes SARL Parigi), contrapposta all’architettura italiana della “memoria storica” – zavorra o pietra preziosa? – ma che, se ben concepita e strutturata, riesce ancora ad emozionare con pagine di pura poesia. Testimone Vincenzo Latina, con il suo Padiglione di accesso agli scavi dell’Artemision di Siracusa, opera con la quale è stato insignito della Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana nel 2012. Nel mezzo l’Architettura sociale in terra d’Africa di Fabrizio Carola, essenziale, scarna da menzogneri orpelli decorativi e formali, ma non per questo esule di significati. Suggestiva nelle forme che “catturano lo spazio” senza imprigionarlo, costruita come per gioco mattone dopo mattone; gioco con regole precise, adattate e perfezionate si dal “maestro” Carola, ma suggerite – ed imposte per certi versi – dalle tecniche costruttive locali e dai materiali disponibili in situ.
Il convegno è stato sicuramente un momento di crescita, nel quale, anche se solo di riflesso, sono state affrontate alcune tematiche riguardanti l’ambito professionale. Con il contributo di Bellaviti si è sottolineata l’importanza dei concorsi di architettura: molte opere realizzate, a firma dello studio B+C, sono affermazioni in competizioni concorsuali, ed ironia della sorte, prevalentemente in situazioni in cui non vi era alcun legame di conoscenza con l’ente banditore. Conferma sul fatto che bisogna avere delle idee, vincenti. Poi proporle. Ed i concorsi rappresentano una strada, forse stretta, ma ovviamente, e fortunatamente, non l’unica. Ed è in questa, e nelle altre, che gli Ordini italiani possono e devono fare molto.
L’esperienza di Latina invece, ha messo in chiaro tutte le difficoltà derivanti dall’operare in contesti storici stratificati, ed il conseguente iter burocratico nel relazionarsi con i vari enti pubblici, in primis le Soprintendenze. Questa è la vera zavorra in Italia, non la Storia. Noi siamo indietro, rispetto a buona parte delle altre esperienze europee, perché, specie nelle opere pubbliche, il 70-80% del lavoro di un architetto è relativo all’iter burocratico. Solo una minima parte viene dedicata all’aspetto cardine del mestiere, ossia il progetto. Ma con la dedizione e le giuste competenze – non solo del progettista, ma di tutte quelle figure che entrano in gioco nel processo progettuale e costruttivo – si può superare anche questo scoglio. Vincenzo Latina, con il suo Padiglione, ne è testimone oculare. E dobbiamo farne tesoro di questa esperienza, perché la nostra nazione è tutta intrisa di storia. Ma essa va rigenerata, come testimonia l’approccio del professore della Facoltà di Architettura di Catania: “Immaginiamo le architetture e le città come tanti iceberg, in cui quello che affiora è sospinto dalla millenaria capacità di rigenerarsi. Anche nella città consolidata a volte è difficile immaginare la complessità della parte subacquea osservando soltanto quella emersa”.
Con il “racconto” verbo-visivo di Fabrizio Carola si entra in un’altra dimensione: contesto sociale povero, difficile, “periferia del Mondo”, ma capace ugualmente di regalare sorprese ed emozioni. Scoperta del compasso, marchingegno utilizzato per realizzare cupole senza centina. Limitatezza dello strumento, poiché pensato solo per apparecchiare cupole a tutto sesto. Ma l’intuito dell’architetto fa si che il congegno si adatti alle sue esigenze, trasformandolo in una “macchina” che genera cupole ogivali. Un Brunelleschi del Duemila. Nella dimensione africana Carola ha trovato il luogo dove lavorare con Libertà: libero dal committente, dall’amministrazione e dall’architetto. La terza libertà una sua concessione, un bisogno di proteggersi dai luoghi comuni.
Prima del brindisi di auguri, riconoscimenti per alcuni iscritti all’Ordine di Napoli, distintisi per la loro capacità professionale sia in ambito nazionale che internazionale, promuovendo e valorizzando il ruolo e la figura dell’architetto. Premiati: Giovanni Bellaviti (architetti napoletani all’estero), Fabrizio Carola (Impegno e professione nel sociale), Michele Cennamo (ambasciatore architetti napoletani in Europa), Michele Cuomo (food-design), Cherubino Gambardella (visibilità e riconoscimenti internazionali) e Valerio Ciotola (giovane architetto).
Galleria fotografica – All Rights Reserved Pietro Avallone
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