2 Aprile 2016

Almaviva, possibile apertura di un tavolo formale

Almaviva

Almaviva: avanzano le prime e vaghe ipotesi di soluzione della vertenza. Possibile l’apertura di un tavolo formale sulla crisi non prima del 18 aprile

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Continua la diffusione di notizie vaghe ed incerte sul futuro dei dipendenti di Almaviva. Sembra ci sarà una task force a Palazzo Chigi non prima della settimana prossima. Il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, il sottosegeretario all’Economia Claudio De Vincenti e il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova stanno lavorando ad alcune proposte che a breve saranno presentate ai patron Almaviva.

Decisione tardiva poiché già ieri dopo l’incontro con Unindustria l’azienda ha fatto sapere che “non ci sono le condizioni per interrompere la procedura”, ma ha dichiarato “piena disponibilità a proseguire nell’analisi di ogni utile percorso diretto a rispondere alle gravi problematiche in atto, riconoscendo la responsabilità e la serietà delle Organizzazioni Sindacali in sede di discussione”. 

Così da un lato l’azienda leader dei call center ha confermato i licenziamenti, dall’altro qualcosa si muove nelle stanze del governo seppur molto in ritardo.

Sono cinque le linee d’azione ipotizzate.

La prima. Si tratterebbe della proroga degli ammortizzatori sociali per tutto il 2016, dunque nessun arretramento ma solo un posticipo dei tagli con una doppia beffa per i lavoratori. La famiglia Tripi infatti è passata da poco dal settore industriale a quello terziario, quindi, secondo quanto scrive  La Repubblica, “oltre a una riduzione della solidarietà concessa ai lavoratori (con una copertura dalla paga giornaliera scesa dal 70 al 50 per cento, un’ulteriore beffa per i lavoratori)”, ci sarebbe anche “lo stop a nuova cassa integrazione”. 

Soluzione del tutto provvisoria e inutile. L’azienda utilizza gli ammortizzatori dal 2012 ma non riesce a “riequilibrare i conti con questo strumento perché la crisi è strutturale e il settore va regolato per poter competere in maniera leale”.

La seconda. Riguarderebbe lo stop ad appalti e a ditte che hanno una forte delocalizzazione all’estero. Anche questa sarebbe una soluzione parziale che limita il blocco solo alle aziende che hanno una “forte” delocalizzazione e non a tutte.

La terza. “L’avvio di una regolamentazione chiara delle gare per evitare aggiudicazioni con lo strumento del massimo ribasso”. Questo sarebbe uno strumento fondamentale per la stabilità del settore ma mai adottato prima.

La quarta. Ancora work in progress per una sorta di “clausola sociale”, che prevede in caso di perdita delle commesse da parte di un’azienda di call center a favore di una concorrente la previsione di utilizzo dello stesso personale che perderebbe il posto.

La quinta. L’apertura di un tavolo formale sulle crisi Almaviva non prima del 18 aprile. Ipotesi utile e concreta quanto tardiva visto che l’annuncio dei licenziamenti è avvenuto già due settimane fa.

La proposta di un incontro è stata avanzata dalla Cgil che, a chiusura di un comunicato di ieri riguardo all’ultimo incontro con Almaviva precisa: “Registriamo un certo malcontento aziendale sulle dichiarazioni del Viceministro Bellanova, ed anche noi pensiamo che il MISE e il Governo debbano e possano fare di più. Insieme alle Segreterie Nazionali è già stata inviata richiesta ufficiale, al MISE e alla Presidenza del Consiglio, di apertura di un tavolo di crisi, specifico per Almaviva”.

“Abbiamo ribadito con forza la necessità di trovare soluzioni percorribili – continua la Cgil – affinché non si perda neanche un posto di lavoro. È stato un incontro assolutamente interlocutorio che ha consentito di approfondire alcuni aspetti della procedura e adesso il confronto proseguirà in sede ministeriale dove si continuerà la discussione per individuare misure che scongiurino i licenziamenti, che siano di prospettiva e che vadano oltre alla solidarietà fino a Dicembre 2016 attualmente proposta dal Viceministro Teresa Bellanova”.

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