Accorpamento Napoli-Salerno: ecco cosa cambia
Trascorso quasi un mese dall’approvazione della riforma dei porti, l’accorpamento Napoli-Salerno scinde ancora le opinioni, ma cosa cambia effettivamente?
[ads1] È trascorso ormai quasi un mese dal via libera al nuovo sistema portuale che prevede, per la regione Campania, l’accorpamento tra i due scali maggiori, Napoli e Salerno, sotto un’unica bandiera: l’Authority del sistema portuale.
Il nuovo sistema prenderebbe il via da una fitta gerarchizzazione delle competenze, al cui vertice si troverebbe un presidente scelto dal ministro, dopo aver consultato il presidente della Regione. Il presidente, poi, farebbe parte di un comitato di gestione insieme ad un designato della Regione, un designato della città metropolitana di Napoli, uno per ciascuno dei Comuni, un rappresentante della autorità marittima e un segretario generale.
In più, secondo quanto previsto dal decreto legge, l’accorpamento dei due porti campani non ne minerebbe la singola autonomia, ma sarebbe funzionale al potenziamento dell’aspetto turistico dei porti.
Fin qui, dunque, sembrerebbe essere un progetto più che auspicabile: nuove collaborazioni, più competitività, più turismo.
Cosa allora rende l’idea dell’accorpamento tanto negativo da ambo i lati? Presto detto.
I timori maggiori provengono prevalentemente dal Comune di Salerno, il quale si è posto decisamente contrario alla possibilità di unificare le autorità portuali delle due città, per paura che le sudate risorse conquistate dal porto di Salerno possano essere assorbite negativamente dal porto di Napoli.
Storicamente parlando, infatti, le due città hanno sempre vissuto un conflitto, di cui ne è testimonianza il famoso detto popolare “Si Saliern’ tenesse ‘o puort’, Napule foss’ mort'”.
Nonostante la innegabile posizione strategica del porto Partenopeo, nonché della dimensione maggiore, l’oculata gestione del porto di Salerno dagli anni ’70 lo ha reso uno dei più importanti per l’UE dal punto di vista commerciale.
Non a caso, il presidente di Assotutela Agostino Gallozzi, avrebbe sottolineato, durante l’incontro con il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli e l’assessore Mimmo De Maio, l’inutilità dell’accorpamento dei due porti. Secondo Gallozzi infatti, tale strategia sarebbe irrilevante rispetto alle problematiche portuali del Paese e porterebbe solamente alla perdita della capacità di Salerno di gestire il proprio futuro portuale a causa del trasferimento della responsabilità decisionale all’Autorità di Napoli.
In sunto, usando i termini dell’armatore Grimaldi riportati sul quotidiano la Repubblica, si tratterebbe solamente di “unire il miglior porto al peggior porto.”
“A Napoli – spiega Grimaldi sul quotidiano – da molti anni non abbiamo un’Authority portuale votata allo sviluppo. Nel porto c’è una difesa dei privilegi, dei piccoli interessi, delle rendite di posizione”.
Gli unici benefici, almeno secondo quanto stimato dal governatore Vincenzo De Luca, sarebbero quello turistico ed economico, auspicando che la sua posizione ed importanza strategica possa avere un effetto positivo su tutto il Paese.
Per ora, la gestione resta in mano all’Autorità del porto di Salerno e non cessano le mobilitazioni dei lavoratori appoggiati dai sindacati per lasciare intatta l’autonomia dei due scali.
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