In casa Napoli la situazione è disastrosa. E l’atteggiamento è quello di chi ha già messo una pietra tombale su questa stagione

Sette giornate consecutive in Serie A senza la gioia dei 3 punti. Nove partite considerando anche Genk e Liverpool in Champions. Ultima vittoria che risale al 23 ottobre, a quella galeotta notte di Salisburgo. Dopo quel 2-3 il caos, il silenzio stampa, l’ammutinamento. L’impegno più profuso è stato quello nel trovare il colpevole e non una soluzione. Poi le multe rese pubbliche, la solidarietà per Gaetano. In tutto questo il campo è rimasto in disparte. Per tutti, ma non, giustamente, per i tifosi del Napoli.

In questo mese e mezzo è, dunque, accaduto di tutto. Ancelotti sì, Ancelotti vai via. Rinnovi sì, rinnovi no. Ciclo finito, solo la maglia. Ritiro sì, ritiro quando mai!? Acquisti sbagliati. Volevamo James. E il presidente che fa!?

Nessuno dei protagonisti, però, ha considerato l’unica cosa che alla fine conta davvero: il rettangolo verde. Perché in quello spazio, ogni domenica/martedì, si affrontano compagini che hanno degli obiettivi e delle ambizioni. Di campo, ovviamente. E se da una parte ce n’è una che quel campo lo pone in fondo alla lista dei propri interessi parte indubbiamente svantaggiata.

L’emblema di tutto questo? Siamo ai minuti finali, dopo una mezz’ora comunque di buon livello. L’Udinese è avanti, ma Mário Rui recupera palla e avvia il contropiede. Un paio di grandi falcate mentre si guarda intorno. Tutti camminano. Mertens fa addirittura “no” con la testa. Lui è sgomento e dà palla verso sinistra, rassegnato.

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Video di GeMa video

È lapalissiana la necessità di ripartire, di avviare un nuovo ciclo. Probabile che si stia aspettando la qualificazione agli ottavi in Champions prima di prendere decisioni drastiche. Ma la strada sembra segnata. Al contrario, sarebbe accanimento terapeutico.

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