Partenope, la musa napoletana che ispirò la sua fondazione
Il nome Partenope è sempre stato attribuito ad una sirena che pare abbia abitato i fondali marini napoletani. Esistono, però, altre varianti della storia
Partenope è il secondo nome di Napoli, utilizzato tuttora da chi la conosce bene. Napoli fu fondata dai greci durante l’VIII secolo a.C. Il nome Partenope deriva da partenu-opxis, volto di fanciulla. Da subito siamo portati a pensare che ci si riferisca alla bellissima sirena che si dissolse nel golfo di Napoli, in realtà esistono alcune varianti. Ognuna di esse incarna perfettamente gli ideali del popolo napoletano: il canto, la disperazione, l’amore, la gioia e la malinconia.
Partenope la sirena
Sicuramente la variante più conosciuta, Partenope la sirena è un mito narrato nell’Odissea di Omero. Tra le sue pagine leggiamo di questa fanciulla che, affranta dal fatto che il suo canto non riuscì ad ammaliare Odisseo, decise di togliersi la vita. Il suo corpo, giacque sull’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Si dice che lì si dissolse e si trasformò nell’attuale paesaggio della città. La sua testa è la collina di Capodimonte e la sua coda si posa lungo la collina di Posillipo. Questa variante venne molto diffusa dai latini Petronio e Apuleio e più tardi da Petrarca e Boccaccio.
Partenope la principessa innamorata
Il secondo mito innamorata vede la fanciulla non più come una sirena, ma come una principessa greca, innamorata dell’eroe ateniese Cimone. Purtroppo per i due giovani, il padre di Partenope l’aveva promessa in sposa ad un altro uomo. Per questo motivo, i due innamorati scapparono dalla Grecia ed approdarono proprio nel golfo di Napoli. Partenope e Cimone, così, poterono vivere il loro amore senza problemi. In seguito, i due ragazzi vennero raggiunti dalle loro famiglie, dando inizio al popolamento della città. La principessa diede alla luce dodici figli, diventando la madre del popolo napoletano, a cui tutti si rivolgono.
Partenope la principessa sfortunata
Il terzo racconto è quello più malinconico, e si rifà piuttosto alla vicenda storica. Partenope era la figlia di un re greco, ma viveva in un regione totalmente tormentata dalla carestia. Suo padre decise così di mandarla assieme ad un gruppo di giovani verso la Magna Grecia, per cercare fortuna lì. Tale viaggio, avvenuto per mare, durò molti mesi tra tempeste, epidemie e mancanza di cibo. Al momento dell’arrivo sulla costa napoletana, la giovanissima principessa morì di stenti. Così, si celebrò il suo funerale nella bellissima Napoli e si dice che sia ancora seppellita da qualche parte.
Partenope e Vesuvio
Questa variante è più “giovane”, è stata diffusa infatti nel 1800. Si raccontava che Partenope fosse una sirena che abitava le coste del golfo di Napoli. Un giorno, le si avvicinò un centauro dal nome Vesuvio. Eros non aspettò un secondo per scagliare il suo dardo, facendo innamorare perdutamente Vesuvio e Partenope. I due giovani erano molto felici di condividere il loro amore, fino a quando Zeus, che era a sua volta innamorato di Partenope, decise di separare per sempre i due amati. Il potente dio, dunque, trasformò Vesuvio in un vulcano ai confini del golfo, in modo che la sirena lo potesse sempre vedere senza poterlo toccare. Ma Partenope, presa da un impeto della passione, si uccise. Le onde trascinarono il suo corpo sulla costa dell’isolotto di Megaride e assunse la forma di una città incantevole.
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