Crisi Circumvesuviana: lavoratori paralizzano la circolazione
I servizi della Circumvesuviana sono momentaneamente messi in stallo da tensioni interne all’azienda che la gestisce
L’azienda di trasporti Ente Autonomo Volturno, che gestisce le principali linee ferroviarie del napoletano e non solo, tra cui la Circumvesuviana, pare non stia trascorrendo ore molto serene, trovandosi ad affrontare una delle crisi più difficili degli ultimi anni.
Da quanto emerge nel comunicato postato dall’azienda sul suo account Facebook ufficiale, la crisi non dipende da contingenze esterne (quali la penuria di fondi o i danneggiamenti vari del materiale rotabile a cui più volte ha abituato i suoi utenti) ma da un intestino scioglimento di un tacito e mutuo contratto di solidarietà (e promesse?) tra lavoratori e dirigenti.
Come ufficialmente dichiarato, l’azienda è sotto organico da anni, per cui per assicurare continuità al servizio ferroviario si è reso necessario fino ad oggi che i lavoratori si rendessero disponibili per prestazioni lavorative straordinarie.
Ed è proprio per ovviare a tale penuria di personale che l’EAV ha emanato un bando per l’assunzione di ben 350 lavoratori (320 per i quali è solo richiesto un diploma, 20 anche con laurea), portando a termine proprio ieri 19 Marzo 2019 le prove pre-selettive svolte presso il Belvedere di San Leucio a Caserta.
La critica situazione che a partire da questa mattina ha imbavagliato l’azienda, ma in particolar modo la Circumvesuviana, risulta dovuta, stando alle dichiarazioni di questa mattina dell’EAV, al rifiuto sistematico da parte dei suoi lavoratori di offrire prestazioni lavorative supplementari rispetto al proprio regolare turno di lavoro, cosa che se, almeno formalmente, non viola i loro obblighi contrattuali, al contempo non garantisce al servizio una sufficiente copertura.
Non un semplice sciopero organizzato, ma una consapevole e sistematica violazione di un accordo non scritto tra azienda e dipendenti che fino ad oggi, alla vigilia di nuove assunzioni, aveva permesso ai suoi servizi di funzionare, e che forse trova alimento nella speranza di ottenere più concretamente ragione delle proprie rivendicazioni in una protesta che ben si sa capace di ostacolare fortemente la circolazione.
Alla base del malcontento dei lavoratori vi sarebbe la richiesta di un aumento salariale medio di 300-400 euro mensili, ovviamente non accolta dall’azienda la quale, dichiarando questo provvedimento impossibile da abbracciare per la sua stessa sopravvivenza, si è fatta promotrice di un aumento medio mensile di 120 euro, non riuscendo però nonostante ciò a conciliare gli animi dei protestanti.
Di fronte a quello che nello stesso comunicato ufficiale è presentato dall’EAV come un ricatto da parte dei suoi stessi dipendenti, i quali di fatto per il momento son riusciti a metterla in stallo, due sono le soluzioni:
- cedere alla richieste dei lavoratori ed andare incontro alle problematiche economiche prospettate;
- procedere il più velocemente con le assunzioni programmate.
Nel frattempo, in mancanza di uno sblocco della situazione, i servizi della Circumvesuviana saranno fortemente compromessi, in quanto la penuria di personale comporterà, stando alle dichiarazioni dell’azienda, non solo che molte stazioni risulteranno non presenziate, ma probabilmente anche la sospensione di alcune linee.
Quali saranno le stazioni e le linee interessate e quali saranno le soluzioni alternative da offrire soprattutto a quell’ampia categoria di utenti pendolari (studenti e\o lavoratori) che hanno nelle corse della già fortemente accidentata Circumvesuviana il loro unico strumento di collegamento con i propri centri di lavoro e studio, ad ora non è dato saperlo.
L’accaduto, in ogni caso, dovrebbe indurre a riflettere su quanto un break interno ad un’azienda che si occupa di un fondamentale servizio pubblico sia in grado di paralizzare la circolazione in un’ampia porzione della regione e di mettere in seria difficoltà migliaia di utenti abituali, che, lo si tenga bene a mente, sono le prime vere vittime di una vicenda ai limiti della distopia.
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