Portici, elezioni amministrative chi sono i giovani del Pd
Portici, il Pd presenta due giovani dei GD nella lista alle elezioni primaverili a sostegno di Cuomo
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Alle elezioni per il nuovo Sindaco della Città di Portici il Pd presenta due under 30 nella propria lista che hanno la loro formazione nelle fila dei Giovani Democratici.
Federica Cutolo e Antonio Bibiano, sono i candidati più giovani che il Pd Porticese presenterà nella propria lista. La nostra testata ha incontrato i due giovani candidati per poterli conoscere e sottoporgli alcune domande sulla loro visione della politica.
Federica Cutolo è dell’88, Avvocato, si occupa di diritto di famiglia e diritto del lavoro, da tempo coltiva una passione per la politica aderendo poi ai GD del Pd.
Antonio Bibiano 28 anni laureato in Giurisprudenza, anche lui ha intrapreso la strada dell’avvocatura. La sua esperienza inizia ai tempi del liceo classico con l’impegno nella rappresentanza studentesca, per poi passare all’attivismo politico nei Giovani democratici, fin dalla loro costituzione nel 2008, dove ha ricoperto l’incarico di Presidente. Successivamente, viene eletto consigliere del Forum dei giovani. E’ stato tra i principali fondatori dello Sportello della legalità, presso il bene confiscato alla camorra di Villa Fernandes, a Portici, grazie alla fondamentale sinergia con il Collegamento campano contro le camorre e Libera contro le mafie.
Qual è la vostra esperienza in politica e la vostra formazione che ha fatto sì che sia stata proposta la vostra candidatura?
Federica: ritengo fondamentale un impegno in politica ed io mi sono avvicinata già da tempo ai GD e con loro ho affrontato diverse battaglie, sfociate in coinvolgimento della cittadinanza e dei giovani con diverse iniziative pubbliche, come quella contro la violenza sulle donne o sulla legalità, non ultima quella sul referendum costituzionale. In politica tento di mettere tutto ciò che io applico nella vita professionale, senso di responsabilità, attenzione e organizzazione nello svolgimento dei compiti cui sono chiamata a rispondere.
Antonio: ci tengo a sottolineare che la mia candidatura non è improvvisata, non nasce a ridosso dell’appuntamento elettorale, ma è frutto di un’esperienza accumulata in 14 anni di attivismo. Esperienza che va intesa come una sorta di cursus honorum, come mi piace definirla e comprende sia il mondo dell’associazionismo e del volontariato che la militanza nel partito, nonché le competenze che, nel mio piccolo, ho acquisito durante il mio lungo e faticoso percorso di studio e professionale portato comunque a termine. Ci tengo a precisare questo perché sono per un rinnovamento sano e graduale, tale da non scadere nell’improvvisazione, come sta accadendo in altri comuni italiani, per non parlare, in certi casi, dei livelli istituzionali più alti.
Su che temi pensate di concentrarvi e su cosa vi impegnerete se eletti?
Antonio: Ho una proposta sicuramente simbolica, ma concreta, che, tra le altre cose, dà il senso della visione che ho della politica, intesa come passione e non come mestiere. Ho pensato di rinunciare, laddove venissi eletto, a metà della mia indennità consiliare, estinandola, ad esempio, ad un apposito capitolo di bilancio vincolato, a sostegno dei servizi sociali. Rivolto, grazie al lavoro degli uffici competenti, a tutti quei soggetti così detti indigenti, termine che a me piace poco e che preferisco sostituire con “meno fortunati”, per l’acquisto di libri scolastici, di canoni arretrati e così via. Così da intervenire nelle politiche di contrasto alla povertà che vanno di pari passo con il tema della legalità a me tanto caro. Basti pensare agli ultimi arresti avvenuti nella nostra città che hanno coinvolto alcuni affiliati al clan dei Vollaro. Molti dei quali, per giunta, erano più o meno miei coetanei. Ecco, io penso che una delle principali cause sia l’assenza dello Stato. L’altro punto è quello che guarda alla cultura intesa in senso ampio ed al turismo, penso che noi dovremmo creare un grande evento, che sia in grado di attirare anche persone al di fuori di Portici, e penso per questo ad un grande evento di stampo artistico-culturale ambientato in uno dei posti di maggiore rilevanza storico-culturale che abbiamo sul territorio, che ci sono e che troppo spesso vengono trascurati. Condivido infatti la famosa affermazione che con la cultura si può anche mangiare.
Federica: condivido la proposta di Antonio sul destinare parte dell’indennità, perché anche per me la politica non è fatta per avere il c.d. “posto”, per mia fortuna ho il mio lavoro e quindi è per altro che mi impegno e non perché ci debba guadagnare. Oltre a questo altri punti che da noi GD sono stati individuati sono, uno tra tutti la pratica di tirocinio per i giovani praticanti avvocati presso il Comune di Portici, vedremo se sarà possibile perché mentre nei comuni a noi limitrofi è data questa possibilità con annesso rimborso qui a Portici per quanto ci siano bandi non viene data questa opportunità. In più manca un vero punto di informazione che aiuti i giovani praticanti a reperire notizie. Oltre questo, altro esempio, su cui poter intervenire, è l’orario di apertura della biblioteca di villa Savonarola che i giovani ritengo troppo contenuto. Manca un luogo dove potersi confrontare con i propri coetanei oltre gli edifici scolastici. Quindi intervenendo con una rivalutazione di questi luoghi prolungando gli orari di apertura per esempio, così da avere un punto di aggregazione fondamentale, inoltre cercando di inserire una rete Wi-Fi per i frequentatori della biblioteca.
Bibiano lei ha scritto in un suo post su Fb che “Più che una coalizione “anti-Cuomo” (cit.), quella guidata dai soliti noti mi sembra un museo archeologico in cui le parole d’ordine sono “incoerenza”, “amnesia” e “volgarità”. Ma non è anche Cuomo un dinosauro di questa politica?
Antonio: Relativamente a quanto ho scritto, chiarisco che secondo me l’età politica di una persona non va necessariamente di pari passo con quella anagrafica. Quindi io in quel post non mi riferivo solo ed esclusivamente all’età anagrafica di quelli che sono i protagonisti della coalizione “anticuomiana”- cito testualmente un’espressione a mio avviso tanto ricorrente quanto infelice – perché questo secondo me è un modo vecchio, sterile e improduttivo di fare politica. Cioè fare politica attraverso gli attacchi personali e quindi la demagogia. Enzo Cuomo è il candidato che sostengo e nel cui ritorno spero da circa tre anni. Oltre ad avere un’età politica ed anagrafica inferiore ai principali registi della così detta coalizione “anticuomiana”, gli riconosco la comprovata esperienza di buon governo cittadino ed il pragmatismo, nonché la capacità di porre al centro non i conflitti personali bensì i programmi, i temi e quello che io definisco un rinnovamento sano e graduale. È questa la differenza sostanziale. Parimenti, non risparmio una critica ad una parte della mia generazione, in quanto non basta essere un under 35 per definirsi giovane-giovane..
Il vostro bacino di voti sono, principalmente, i giovani, ma i sondaggi ci dicono che non si sentono né di destra né di sinistra, il loro voto è molto fluido e che la politica interessa solo al 5% di loro. Come pensate di far cambiare idea a quelli poco interessati?
Federica: come giovani abbiamo un occhio di riguardo verso le fasce d’età più giovani. Un’idea è incentivare e promuovere punti di aggregazione con i giovani dove si affrontino i problemi a loro più vicini, così da avvicinare coloro che sono disamorati dalle pratiche politiche ad una partecipazione più attiva. E con i sistemi di coinvolgimento che si possono sviluppare gli interessi di questa fascia d’età.
Antonio: a livello locale ritengo che contino le esperienze e le storie personali di ogni candidato al di là dei colori politici. Credo che l’antidoto alla mala politica, che fa disaffezionare la stragrande maggioranza dei cittadini, sia la partecipazione e la buona politica, così come diceva un grande cantautore, Giorgio Gaber, “la libertà è partecipazione”; ecco io penso che per contrastare la disaffezione c’è bisogno di fare rete tra persone perbene, oneste e capaci. Ritengo che i GD siano il simbolo di ciò che io sostengo circa l’attivismo, perché l’impegno in politica non si improvvisa ma è necessariamente figlio di un percorso lungo, questo per sé stessi e a garanzia di tutti coloro che un giorno, si spera, si andranno a rappresentare.
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