“Aldo Moro, l’uomo e lo statista” alla Federico II
Aldo Moro: alla Federico II due giorni di dibattito per ricordare la figura dell’uomo politico nel centenario della nascita.
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Liberare Aldo Moro. Liberarlo dalla prigione che lo rinchiude dal 16 Maggio 1978, il giorno di via Fani, della strage della scorta, del sequestro del Presidente della Democrazia cristiana, dell’inizio di quei 55 giorni cha hanno segnato e cambiato in profondità la storia d’Italia. Liberarlo da una gabbia che ha messo in un cono d’ombra la figura dell’uomo e dello statista, le sue intuizioni, la sua azione per sbloccare un sistema politico come quello della Prima Repubblica.
Liberare Aldo Moro dalla prigione dei 55 giorni, ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 23 settembre, nel giorno del centenario della nascita dello statista pugliese.
E non è un caso che nessun riferimento al sequestro e alla sua tragica conclusione ci sia nel convegno che i Dipartimenti di Scienze politiche e di Scienze umanistiche dell’Università Federico II di Napoli dedicano alla figura di Moro.
Nei due giorni del convegno (oggi, giovedì 20 ottobre, sessione mattutina a partire dalle 9 e tavola rotonda nel pomeriggio nell’aula Spinelli del Dipartimento di via Rodinò; domani, con inizio allo stesso orario, appuntamento nell’Aula Piovani di quello di Porta di Massa) sotto la lente di ingrandimento sarà il Moro uomo di partito e di governo, il cattolico impegnato a portare in politica i valori che derivavano dalla sua formazione, primo fra tutti la centralità della vita umana (che lo portò, ai tempi del sequestro del magistrato genovese Mario Sossi, primo grande attacco al “cuore dello Stato” delle Brigate rosse, a differenziare, sia pure informalmente, la sua posizione da quella intransigente e contraria ad ogni trattativa della Dc e del Pci), il politico che promosse e guidò quella apertura a sinistra che permise l’ingresso a pieno titolo nell’area di governo al Partito socialista, prima tappa di quel processo che si sarebbe sviluppato dopo le elezioni del 1976 e che avrebbe dovuto portare alla legittimazione come forza di governo del Partito comunista, interrotto dal sequestro di due anni più tardi.
È il Moro degli anni fra il 1959 e il 1964 quello che sarà analizzato da un vero e proprio “parterre de roi”, fatto di docenti universitari dei due Dipartimenti che organizzano il convegno (Giuseppe Acocella, Maurizio Griffo, Armando Vittoria, Paolo Varvaro e Matteo Pizzigallo, che ha introdotto il convegno con tre incontri nel corso dei quali ha tracciato i contorni della storia e della società italiana di quegli anni, di Scienze politiche; Gennaro Barbuto, Biagio Ferraro e Pierluigi Totaro di Studi umanistici), di cattedratici di altri Dipartimenti della Federico II (Franco Dandolo di Economia, Pasquale Troncone di Giurisprudenza) e di altri Atenei (Francesco Malgeri della Sapienza, Salvatore Mura di Sassari, Rita Ambrosino di Cassino) e di storici di vaglia dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto Sturzo come Piero Craveri, Alexander Hobel, Rita Ambrosino.
L’analisi dell’azione politica di Aldo Moro proseguirà, questa almeno l’intenzione degli organizzatori del convegno, il prossimo anno, al termine delle celebrazioni del centenario della sua nascita. Intanto, questo rimane un evento fondamentale per capire la statura di un uomo al cui nome sono legate tappe importanti della storia recente d’Italia.
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