1 Dicembre 2016

Sequestro e perquisizioni per Barbaro – RETTIFICA –

sequestro impianti abusivi

Sequestro quote, amministratore e familiari nel registro degli indagati. L’accusa è di bancarotta fallimentare per l’azienda di abbigliamento di lusso

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01/12/2016 – In seguito a comunicazione tardiva – ricevuta solo ieri in data 30/11/2016 – provvediamo a sostituire l’immagine di copertina di questo articolo, che ritrae l’attività commerciale Barbaro uomo s.r.l. di Antonio Barbaro sita a Napoli alla galleria Umberto I. Come riportato nell’articolo (comunicato stampa del 28/07/2016 della Guarda di Finanza), l’attività in questione non è assolutamente menzionata per quanto riguarda il sequestro d’urgenza e i reati commessi ed è totalmente estranea alla vicenda. In seguito a ricerche, abbiamo appurato che tale attività ha inviato una comunicazione richiedente la rettifica in data 29/07/2016, a diverse testate giornalistiche che hanno utilizzato la stessa foto e che hanno avuto la possibilità di usufruire del diritto di rettifica. Provvediamo alla sostituzione dell’immagine tenendo a precisare che la nostra redazione non è stata raggiunta dalla stessa richiesta di rettifica, come capitato ai nostri colleghi, ma solo nella giornata di ieri, ben quattro mesi dopo, ne abbiamo ricevuto comunicazione telefonica dal legale della stessa attività commerciale. 

Tramite un comunicato stampa della Procura della Repubblica – Terza Sezione (Reati di criminalità economica), è stato reso noto il decreto di sequestro d’urgenza, eseguito dalla Guardia di Finanza, delle quote societarie e dell’intero patrimonio aziendale della BARBARO B&V, azienda facente parte del noto marchio di abbigliamento di lusso e accessori uomo, donna e bambino BARBARO, presente anche nella storica galleria Umberto I di Napoli.

L’indagine riguarda il fallimento della società Barbaro Srl avvenuto nel 2015, ove l’amministratore legale della società Barbaro Alfredo ed altri familiari hanno sottratto ingenti risorse finanziare dalla massa fallimentare ed occultato beni per distrarre ed ingannare i creditori, in concomitanza di aperture di altri punti vendita con lo stesso oggetto sociale, avvalendosi degli stessi dipendenti e degli stessi beni strumentali della società fallita.

Inoltre, l’amministratore pro tempore ha consegnato registri contabili incompleti e frammentari tali da rendere impossibile la stima del patrimonio societario e la ricostruzione dei movimenti finanziari degli affari. L’accusa di reato è di bancarotta fallimentare, con un debito accertato ad oggi di 4.000.000,00 Euro, quasi ad esclusivo danno dell’Erario.

Disposta la perquisizione dei locali e dei beni immobili, dislocati a Napoli e nelle isole Eolie, con sequestro dei beni affidato ad un amministratore giudiziario al fine di consentire la regolare prosecuzione delle attività commerciali dei punti vendita attivi.

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