Oggi i funerali di Ciro Colonna, vittima della Camorra
Oggi l’estremo saluto a Ciro Colonna, il 19enne ucciso per errore dalla Camorra lo scorso 9 giugno. Frequentava la scuola serale ed era un grande tifoso del Napoli: il ritratto di un giovane semplice, vittima ingiusta
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In tanti oggi hanno voluto dare l’ultimo saluto a Ciro Colonna, il giovane brutalmente ammazzato per sbaglio qualche giorno fa a Ponticelli durante un agguato di camorra . Un ragazzo semplice, che ha perso la vita a 19 anni per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un omicidio legato alla faida che da mesi imperversa nei vicoli di Napoli, in particolar modo nel rione Sanità, e che vede contrapposti gli Esposito ai Vastarella. Ciro, magari, aveva letto del clima di tensione criminale solamente sui giornali. Mai si sarebbe aspettato che la sua vita sarebbe finita quel pomeriggio di giugno. Era un ragazzo semplice, grande tifoso del Napoli. Nell’agguato è stato ucciso anche il 25enne Raffaele Cepparulo, ritenuto dagli inquirenti uno degli ultimi ras dei Barbudos. Martedì la comunità di Ponticelli scenderà in piazza con una fiaccolata in suo ricordo. Ma chi era Ciro? Cosa faceva nella vita? Ecco un breve ritratto del giovane, tratto dalle pagine del quotidiano Metropolis.
FREQUENTAVA LA SCUOLA SERALE. La scuola, quella di Ragioneria, l’aveva lasciata nel 2013. Eppure Ciro Colonna non aveva smesso di studiare. Sapeva che per trovare un lavoro era indispensabile avere in tasca quantomeno un diploma e così s’era rimesso sui libri. Frequentava una scuola serale. E martedì sera era diretto lì. Ma era in anticipo e s’era fermato nel circoletto dove spesso trascorreva qualche ora con gli amici. Il circoletto di via Cleopatra dove ha trovato la morte, ucciso dai killer della camorra che avevano avuto mandato di uccidere un boss. Un boss che – ha voluto la sorte maligna – si trovava in quel locale negli stessi minuti in cui c’era pure Ciro.
IL LAVORO COME FALEGNAME. Cercava lavoro, Ciro. E di tanto in tanto dava una mano allo zio, un falegname in pensione che tuttavia continuava a svolgere dei lavoretti. E quando c’era più lavoro, lo zio chiamava Ciro, che rispondeva sempre presente. Per lui era anche un modo per guadagnare qualche decina di euro senza pesare sulle spalle della famiglia.
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