28 Novembre 2023

Gigi D’Alessio e Luchè parlano ai microfoni di “Muschio Selvaggio”

Fedez invita nel suo celebre podcast altre due figure di rilievo della musica napoletana, dopo De Luca. Tutti i dettagli nell'articolo

screenshot da youtube

Muschio selvaggio luchè e gigi d'alessio

GIGI D’ALESSIO LUCHE’ MUSCHIO SELVAGGIO – Dopo la puntata il cui protagonista era il governatore Vincenzo De Luca, arrivano Gigi D’Alessio e Luchè a rilasciare l’intervista a “Muschio Selvaggio”, il celebre podcast di Fedez. Durante l’intervista, si sono parlati di moltissimi argomenti.

Scopriamo di cosa hanno trattato!

Gigi D’Alessio e Luchè a Muschio Selvaggio: i momenti salienti

Nella puntata intitolata Napoli Capitale, si sono aperti vecchi argomenti tra cui il caso Shiva, il dissing tra Salmo e Luchè, ma anche della cultura del Gangsta rap, e dell’apertura della musica nel corso degli anni.

Il caso Shiva e il dissing tra Salmo e Luchè

L’argomento venne già trattato tre settimane fa dal governatore De Luca. Il dibattito si riapre con alcune affermazioni di Fedez: “Se nella scena rap dai per scontato che questo faccia parte del gioco, ci metto la mano qui sopra che entro un anno ci scappa il morto, lo dico da due anni che ci scappa il morto. Dobbiamo arrivare a questo?”.

Inoltre ricorda come la scena rap abbia unito le forze per sostenerlo, ma solleva anche degli interrogativi sulla pericolosità di certi atteggiamenti: “Dire sei nelle grinfie dello Stato, vittimizzarlo quasi, non è eccessivo?. Dire mi dispiace che il mio amico sia in galera ci sta! Ma leggendo i commenti del pubblico si ha la sensazione che sia passato quasi per vittima, questa cosa non è un po’ pericolosa?”.

Poi si parla del dissing tra Salmo e Luchè. Il rapper napoletano risponde: “Tutto quest’odio e questa negatività alla fine non fa altro che intrattenere il pubblico, ma fa male agli artisti…. non serve né umanamente, né a livello di business!… Non mi serve più quella negatività”.

Sempre parlando dell’argomento, Fedez gli chiede: “Si ma che poi mi nomini sempre, ma che cazzo vuoi da me adesso?! No, ogni volta, lui si dissa con gli altri e tira in mezzo me, ma che cazzo ti ho fatto io?”.

Da qui si arriva a parlare anche dei dissapori iniziali tra Fedez e Salmo nel periodo della pandemia che però, dopo un confronto costruttivo, porta addirittura alla realizzazione di un pezzo di successo “Viola”. Gigi D’Alessio dopo un po’ commenta ironicamente: “Io non vedo l’ora di fare un dissing!”.

La cultura del Gangsta Rap

Da qui l’argomento si estende alla cultura del Gangsta Rap. Si parla di come il rapper napoletano viveva in un quartiere con 2 o tre morti al giorno e del fatto che nei pezzi si raccontava la realtà quotidiana.

D’Alessio a questo punto interviene: Un conto è raccontarla, un conto è inneggiarla, sono due storie completamente diverse. Io vivo nel mio quartiere in cui si ammazza la gente e poi invece dico com’è bello stare in questo quartiere in cui si ammazza la gente, sono due cose completamente diverse!”.

L’influenza e il cambiamento negli anni della musica italiana

Gli ospiti e i conduttori si confrontano poi su cosa vuol dire essere rapper oggi, approfondendo il recente dibattito sulle potenziali influenze che le canzoni, con i loro testi, hanno sui giovani e, in particolare, su quanto possano o meno spingerli a comportamenti violenti.

Gigi D’Alessio“Se sei rapper devi tenere la pistola a casa? La mia domanda è questa! No, perché lui sta dicendo che ci scappa il morto, tu mi stai dicendo mo ti faccio vede’ a Napoli che succede, mi state mettendo nu cazz di terrorism in collo, c’ho paura!”. Poco dopo Fedez gli chiede: “Secondo te che ci sei proprio dentro per evitare che ci scappi il morto cosa bisognerebbe fare?”. E Gigi D’Alessio risponde: “Le pistole a salve”.

Da qui, poi Gigi D’Alessio racconta un piccolo aneddoto, collegato al fatto che la musica negli anni è nettamente cambiata rispetto al passato: “Pensate che ho subito un razzismo, nessuno passava le mie canzoni perché erano in napoletano. A Sanremo non volevano farmi cantare Non dirgli mai, l’unica frase in napoletano. Ma io la cantai perché era in diretta”.

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