Lucia Mallardi, la CalciAttrice, si racconta: “Mi dissero che sembravo Maradona”
Lucia Mallardi, la CalciAttrice, si racconta: “Mi dissero che sembravo Maradona negli anni ’80”. Poi, un giorno, un signore la chiamò “Maradonna” e da lì la magia del caso – L’INTERVISTA
Lucia Mallardi, classe 1989, incanta le vie della città partenopea – e non solo – con le sue esibizioni artistiche. Nata e cresciuta in Abruzzo con genitori baresi, dopo aver vissuto diversi anni a Berlino, Lucia dice di essere particolarmente legata a Napoli. MARADONNA – La “CalciAttrice”, colei che del calcio e del teatro ne fa una fusione e uno stile di vita, andrà in scena al teatro Sala Assoli il 25 e il 26 gennaio alle ore 20:30. Trattasi di uno show autobiografico, che ripercorre i momenti più importanti di un viaggio intimo contornato da fantasia, passione, sacrificio e ironia. A seguire il racconto di Lucia Mallardi a Napoli ZON.
- Lucia, ormai il calcio è il centro della tua vita, ci racconti un aneddoto di quando giocavi con la maglia della Lazio Femminile in Seria A e, soprattutto, qual è il tuo pensiero sul calcio femminile attuale?
“Una cosa simpatica che mi è stata fatta notare all’epoca, quando giocavo a calcio, che tra l’altro non avevo mai notato, è l’accostamento con Maradona. Sono cresciuta all’aria aperta, la strada è un po’ la mia casa, e quando ho iniziato a giocare dopo il liceo nelle squadre vere e proprie, ricordo che durante il riscaldamento facevo sempre i palleggi e mi dissero che sembravo Maradona negli anni ’80. Ma io non lo sapevo, anzi non avevo mai visto Maradona fare così. Io palleggiavo durante il riscaldamento, in maniera del tutto spontanea (ride ndr). Infatti ricordo che mi guardavano anche in modo strano, come a dire: “ma cosa stai facendo?”. Poi, con il tempo, mi resi conto che effettivamente anche Maradona faceva così. Queste performance in campo probabilmente ci accomunano.”
Sul calcio femminile Lucia Mallardi spiega:
“Sostengo sempre, in generale, lo sport femminile che non è inferiore a quello maschile, anzi spesso è più gradevole per il mio gusto. Secondo me si nota di più il gesto tecnico di un’azione e non la forza esplosiva che può avere di più un uomo. Magari adesso esco fuori argomento, però ci tengo a fare questa riflessione. Nella pallavolo è uguale, devo dire che gli uomini sono migliorati tanto, ma prima tecnicamente erano più forti le donne perché avendo meno potenza le azioni erano più lunghe. A me piace di più vedere una partita femminile, forse non seguo quasi più il maschile perché appunto il margine di miglioramento è sempre più alto.”
- In giro sei conosciuta proprio come “Maradonna”. Non è un caso, anzi per la città di Napoli questo nome è simbolico. Come nasce questa storia?
“Sono sempre stata un po’ giocoliera. Ci tengo a chiarire: prima giocoliera e poi calciatrice. Essendo mancina e palleggiando durante il riscaldamento, in particolare modo da bambina, mi hanno sempre accostata a Maradona. Le persone che mi vedevano durante l’allenamento mi accostavano – per le movenze – a Maradona, ma non mi chiamavano di certo “MARADONNA”. La cosa bella fu quando tornai a Napoli, dopo ben 12 anni in giro per il mondo. Mi stavo esibendo a Piazza del Gesù e un signore -probabilmente non saprò mai chi – mi chiamò “Maradonna”. Da lì il nome cominciò a girare, lo dissi ai miei amici e a Napoli mi iniziarono a chiamare così. Tra l’altro io non volevo utilizzare questo nome per il mio spettacolo, in realtà sono state le persone a farlo. La gente – in particolare modo i napoletani – iniziò a farmi notare che questo nome stesse bene con quello che faccio. Girando, esibendomi nel Sud Italia, ma non solo, ho chiesto se piacesse il nome “Maradonna”. Le persone hanno sempre preferito questo nome a quello di “CalciAttrice”. Quindi per il mio spettacolo ho messo il nome “Maradonna” e poi nel sottotitolo ho lasciato “CalciAttrice”. Voglio precisare che non è stata un’azione arrogante quella di accostarmi al grande Diego Armando Maradona, ma lo ha voluto il pubblico e allora ho voluto stare ad ascoltare chi mi segue.”
- È sicuramente gratificante dare ascolto a chi ci sostiene e credo che tu abbia fatto la scelta ideale. Com’è portare questo soprannome?
“È successa una cosa bella perché la figlia di Diego, Gianinna Maradona, condivise sui social un mio video. Credo che a lei faccia piacere il mio omaggio. Ricordo che in quel frangente ero con la maglia del Newell’s Old Boys, la squadra con sede a Rosario – città di Lionel Messi – dove tra l’altro ci giocò Maradona nel ‘93. Un po’ di tempo fa un ragazzo del Rosario, a Palermo, mi regalò la sua maglia vintage, dicendomi di indossarla mentre mi esibivo. Anche a Napoli l’ho fatto ed evidentemente, visto che mi seguono i supporters, il video è arrivato a lei. Lì mi stavo esibendo al Vomero.”
- Prima abbiamo parlato di calcio maschile e calcio femminile, chi sono i tuoi ideali nei rispettivi ambiti?
“I miei preferiti in assoluto sono Baggio e Maradona. Baggio ha rappresentato quello che Maradona ha rappresentato per l’Argentina. Baggio è una persona molto spirituale, pratica il buddismo, e anche io pratico un percorso spirituale. Lui è sempre stato al di fuori in molte dinamiche del calcio, lo reputo superiore a livello umano. Lui c’era senza dover sottostare a determinate cose. Maradona, invece, era un po’ più fuori testa a livello di stile di vita. Certo, a differenza di Baggio, non praticava percorsi spirituali però Maradona è un vero rivoluzionario per me. Ti dico loro in chiave di personalità e talento. Sono due persone che lasciavano e lasciano il segno.
Giocatrici, invece, ti posso dire Megan Rapinoe e Hope Solo. Megan Rapinoe ha vinto il premio come miglior giocatrice del mondo ed è stata una grande a parlare di omosessualità nello sport in maniera così aperta. Anche Solo mi piace molto. L’ex portiere degli Stati Uniti d’America, italo-americana, ha un carattere molto ribelle. Entrambe sono state in lite con la Federazione e hanno denunciato per ottenere la parità di stipendio. C’è da dire che le giocatrici americane lo hanno fatto da vincenti, adesso sta a noi continuare.”
- Cosa ti senti di dire ai giovanissimi, a chi sogna di diventare un calciatore o una calciatrice?
“Auguro a tutti, calciatori e non, anzi pure ai ragazzini che sognano di danzare, di seguire la propria strada. Non è detto che solo le donne possono danzare, perché ci sono anche discipline in cui i ragazzini vengono discriminati. Il mio augurio è di andare contro qualunque tipo di pregiudizio e, a volte, anche contro i genitori. Sì, perché purtroppo ci sono ancora situazioni in cui uno dei due genitori magari non vuole che il figlio o la figlia seguano certe strade. Quindi direi di perseguire, continuare sempre seguendo il cuore e le proprie passioni senza farsi fermare da niente e da nessuno. Sogno che un giorno tutti i bambini e le bambine, in qualunque posto del mondo, possano avere pari opportunità e realizzare quelli che sono i loro sogni ed esprimere i propri talenti. Seguire, dunque, le proprie predisposizioni perché se una persona nasce con una determinata predisposizione è giusto che la segua.”
- Per certi versi mi viene in mente l’ultimo film di Paolo Sorrentino. Lucia, alla domanda “ma ‘sta città nun te fa veni’ in mente niente a raccuntà?” come rispondi?
“Rispondo che in Napoli vedo l’emblema del Sud, del mio Sud, che è quello italiano. Napoli fa parte di un Sud ancora più grande che secondo me è il Sud del mondo, quello un po’ derubato delle sue grandezze e rimpicciolito per interessi di altri. In Napoli vedo tutto il Sud, tanta bellezza e tanta luce che potrebbero e verranno fuori nei prossimi anni. Sono sicura che rinasceremo qui e stiamo rinascendo, perché si sta rilanciando Napoli ed è giusto così perché le persone lo meritano ed io mi sento molto vicina al popolo partenopeo, al loro calore unico.”
Lucia Mallardi, a fine intervista, ci ha tenuto a fare i suoi migliori auguri al Napoli Femminile, squadra che sostiene con immenso piacere e costanza. Il suo messaggio al club azzurro: “Stando a Napoli, io supporto il Napoli Femminile che sta lottando da un po’ per la salvezza. Spero vivamente che si salvino. Ricollegandoci alla passione delle ragazze nel calcio, alla figura dell’atleta, credo che il Napoli Femminile lotti con tutti i mezzi e con tutta la grinta. È da onorare.”
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