Vaccino Pfizer. British Medical Journal: “Laboratorio ha falsificato i dati”. È Pfizergate
È Pfizergate dopo che il British Medical Journal ha pubblicato un articolo sul vaccino Pfizer in cui prova una falsificazione di alcuni dati e ritardi da parte di un laboratorio
Se cercate su Twitter troverete sicuramente Pfizergate tra le parole in tendenza. Questo in seguito a un articolo pubblicato sul British Medical Journal sul vaccino Pfizer. Nell’articolo si parla di falsificazione dei dati e di ritardi sul monitoraggio degli effetti collaterali. Accuse sicuramente pesanti, ma di cosa si tratta in particolare?
Secondo quanto riporta Adnkronos, sull’articolo pubblicato dal giornalista investigativo Paul D. Thacker si accusa un laboratorio che avrebbe collaborato con l’azienda farmaceutica statunitense nello sviluppo del vaccino. Parliamo di un gruppo di ricerca di Ventavia, azienda texana specializzata in sperimentazioni cliniche.
Il giornalista riporta la testimonianza di Brook Jackson, ex impiegata del laboratorio, che si è occupata insieme ad altri colleghi per due settimane ai test del vaccino Pfizer. In particolare, quest’ultima avrebbe dichiarato di aver assistito a diversi errori, come dei problemi di etichettatura tali da compromettere il sistema di valutazione in ‘doppio cieco’ (qui la spiegazione).
Inoltre, nell’articolo si legge che fonti riportano che la società texana si sarebbe servita di vaccinatori non formati abbastanza. E questi avrebbero seguito lentamente gli eventi avversi riportati durante lo studio cardine della fase III del siero statunitense.
Ma questo, concretamente, cosa significa? L’apporto della Ventavia è stato così importante che errori del genere comprometterebbero gli studi fatti sul vaccino a mRna messaggero?
Assolutamente no: come riporta La Repubblica, il siero resta “sicuro ed efficace”. Questo fondamentalmente perché, anche se tutte le irregolarità denunciate fossero vere, la Ventavia ha lavorato a solo tre punti di somministrazione su 153, gestendo solo 1000 persone sulle 44mila che hanno partecipato alla terza fase.
Insomma, davvero troppo poco perché l’articolo pubblicato dal British Medical Journal possa portare a un vero e proprio scandalo Pfizer.
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