Animali selvatici: l’OMS chiede lo stop al commercio nei wet market del mondo
Animali selvatici: l’OMS chiede fine al commercio nei wet market di tutto il mondo, arriva la nota di Aminal Equality Italia
L’OMS chiede la fine del commercio di animali selvatici nei wet market di tutto il mondo. A rendere nota la notizia è Matteo Cupi, Vice Presidente e Fondatore di Animal Equality Italia. Qui, a seguire, il comunicato dell’organizzazione internazionale per la protezione animale fondata nel 2006.
L’indagine
Ormai più di un anno fa, l’epidemia di COVID-19 è stata dichiarata una pandemia e tutto il mondo si è dato da fare per contenere la diffusione del virus. Gli scienziati hanno ipotizzato che il virus sia passato dagli animali all’uomo in un wet market di Wuhan, in Cina, famoso per la vendita di animali selvatici destinati al consumo umano. Non è ancora chiaro dove sia avvenuta esattamente la trasmissione, ma è ormai accertato che la malattia abbia avuto origine dagli animali.
Riconoscendo questo rischio, Animal Equality ha immediatamente lanciato una campagna internazionale per sollecitare le Nazioni Unite a vietare la vendita di animali vivi nei wet market.
“Abbiamo anche pubblicato un’indagine sotto copertura svolta in Cina, Vietnam e India, per mostrare al mondo che i wet market sono estremamente crudeli sugli animali oltre che pericolosi per la salute pubblica. Molti degli animali che abbiamo filmato stavano soffrendo la fame, erano disidratatati e affetti da malattie. Inoltre, i metodi di macellazione erano assolutamente non a norma di legge e brutalmente disumani”.
In pochi mesi, la petizione per chiudere i wet market ha raccolto ben mezzo milione di firme e gli investigatori, nel maggio scorso, hanno di nuovo voluto indagare, lavorando con gli attivisti cinesi per documentare ciò che stava ancora accadendo in quei luoghi in piena pandemia. Questa seconda indagine ha permesso di confermare che i wet market erano di fatto ancora in funzione – nonostante le affermazioni dei media e del Governo cinese – ma, soprattutto, che gli animali selvatici venivano ancora commerciati e uccisi.
Dopo il lancio della campagna, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) e il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) hanno richiesto congiuntamente la sospensione a livello mondiale della vendita di mammiferi selvatici vivi nei mercati tradizionali a causa dell’alto rischio che di trasmissione di malattie agli esseri umani.
Finalmente le Nazioni Unite hanno riconosciuto questa minaccia e sono passate all’azione, il che è un grande progresso per gli animali.
“Il nostro impegno in difesa degli animali non può fermarsi qui. Continueremo a batterci affinché queste raccomandazioni siano presto estese a tutti gli animali, compresi quelli considerati “d’allevamento”, anch’essi vittime di questa tradizione brutale”.
La lotta per dare voce ai più indifesi continua.
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