Attenzione: truffa telefonica scoperta in Campania, come evitarla
Scoperta truffa telefonica in Campania, più di 1000 euro sono stati estorti e raggirati ad un’anziana signora, come evitarla
L’ennesima truffa telefonica che questa volta, però, non è andata a buon fine. È quanto accaduto di sconcertante a Pietrastornina, in provincia di Avellino. Una signora si è ritrovata con una bolletta di mille euro per un’utenza telefonica mai effettuata o attivata.
Come riportato da Il Fatto Vesuviano, si tratta di un particolare caso di truffa che ha richiesto l’imminente intervento dei Carabinieri, i quali sono riusciti a scovare il responsabile. Il truffatore è un uomo di cinquanta anni della provincia di Benevento che già da tempo si destreggiava in abili atti di frode. La signora, in questo caso, si è subito rivolta alle forze dell’ordine i quali hanno potuto constatare che il cinquantenne aveva fraudolentemente stipulato a nome dell’anziana signora il contratto telefonico.
Le nuove truffe telefoniche: ecco come difendersi
Secondo il sito proiezionidiborsa.it, le nuove truffe telefoniche prevedono spesso due fasi. Nella prima fase, l’utente riceve una telefonata da un finto operatore telefonico che gli comunica che a breve il prezzo della sua bolletta per “ragioni amministrative” aumenterà. Prima di terminare la telefonata, il finto operatore telefonico comunica all’utente che sarà ricontattato da un altro consulente dell’Unione Nazionale Consumatori che gli illustrerà le tariffe più convenienti di altre compagnie telefoniche. La truffa si perfeziona quando l’utente convinto di disdire il precedente contratto ne sottoscrive telefonicamente un altro con un’altra compagnia telefonica e con costi anche maggiori.
Attenzione!!
La truffa è un reato regolato dall’articolo 640 del codice penale. Si tratta della principale figura di delitto contro il patrimonio, mediante frode. In particola modo, nel caso di truffa telefonica scatta la condanna a chi attribuisce all’utente telefonico un servizio non richiesto, in questi termini si è espressa la II Sezione della Corte di Cassazione con la sentenza numero 42515 del 2017, del 18 settembre.
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