Lockdown in vista? Galli: “i nostri reparti somigliano a quelli di marzo”
Nell’intervista odierna rilasciata al Corriere della Sera, il Professor Massimo Galli ha espresso tutta la sua preoccupazione per la situazione attuale. “Tutto quello che non è necessario deve essere assolutamente evitato”
La curva epidemiologica sta crescendo in maniera esponenziale. La “seconda ondata”, ampiamente prevista da tutta la comunità scientifica, è ormai nel pieno della sua attività. Ciò che preoccupa ancora di più è il fatto che, nonostante i numeri spaventosi di questi giorni, non ci troviamo ancora nella fase acuta. I contagi cresceranno e, di concerto, anche i pazienti da ricoverare in terapia intensiva e sub-intensiva. E a proposito di questa situazione, il professor Massimo Galli, primario di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, ha voluto esprimere senza freni la sua amarezza in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera.
“In ospedale – afferma Galli – lo sconforto, nel personale, è tangibile. Il reparto, almeno da noi, somiglia già molto a quello dello scorso marzo“. Amarezza, frustrazione e una forte preoccupazione emergono dalle parole del primario, molto attivo sin dall’inizio della pandemia sul fronte della comunicazione sugli organi di stampa e in tv.
“Qualcuno, alla sola idea di rivivere quella esperienza, non ha trattenuto le lacrime“, dice, sottolineando lo stato d’animo degli operatori sanitari. I contagi da coronavirus Sars-CoV-2 aumentano in maniera esponenziale e, con questi, i ricoveri. Viviamo un “déjà vu che avremmo volentieri evitato, che impatta su tutti noi anche psicologicamente“.
Cosa fare, dunque? “Tutto quello che non è essenziale ed è potenzialmente pericoloso – tuona Galli – come occasione di diffusione del virus dovrà necessariamente essere evitato per la sicurezza di tutti“. Parole nette che non lasciano tanto spazio a personali interpretazioni. Un nuovo lockdown sarebbe devastante per la tenuta del nostro tessuto socio-economico, dopo aver perso circa 47 miliardi al mese nelle prime fasi della pandemia (dati Svimez). Ma a questo punto non si può più escludere nulla.
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