Trump e i social network: da “alleati” a nemici giurati
Negli ultimi giorni si è accesa la polemica tra Donald Trump e i social network, rei secondo lui di censurarlo. Ma non è proprio così…
Il fatto che Donald Trump sia riuscito ad arrivare alla Casa Bianca anche grazie ad un sapiente uso dei social network (Twitter e Facebook in particolare) non è un segreto. Al netto di interferenze esterne (O meglio, di Paesi stranieri), la comunicazione social di The Donald – centrale nella sua campagna elettorale – è stata determinante, con decine di milioni di euro investiti in advertising. Ora, però, la relazione tra il Presidente e i giganti del web sembra essere cambiata.
In realtà, le stoccate che Trump ha riservato a Jack Dorsey (fondatore di Twitter) e Mark Zuckerberg non sono mai mancate negli ultimi anni. L’accusa è sempre la stessa: favorire le idee dei progressisti e censurare quelle dei conservatori. Ovviamente, come spesso accade, si tratta di un’accusa infondata. Basterebbe, infatti, fare un semplice accesso a Facebook, accedere ad un qualsiasi gruppo o navigare un po’ nel feed di Twitter per rendersi conto che non è così. Anzi, troppo spesso viene lasciata grande libertà di circolazione anche a tante fake news, post di hate speech, contenuti perversi o inneggianti ai grandi crimini della storia come fascismo e nazismo.
Solo da un po’ di tempo, le piattaforme social stanno provando ad arginare questo fenomeno con strumenti di varia natura. Twitter, per esempio, ha posto in essere un meccanismo di fact checking secondo cui viene aggiunto un link con riferimenti a fonti ufficiali quando un tweet presenta affermazioni false, fuorvianti o controverse. Non cancella il contenuto, ma vi pone sotto un banner che avvisa i lettori che quel tweet potrebbe contenere materiale fuorviante e invita i lettori (tramite, appunto, un link) ad in formarsi presso una fonte ufficiale attendibile. E proprio questo ha fatto infuriare Trump.
Twitter e il fact checking sotto un post di Trump
In settimana, infatti, Donald Trump – in uno dei tantissimi tweet che posta ogni giorno – aveva “affrontato il tema” del voto a distanza. Il Presidente aveva scritto che il voto via posta non è altro che “un modo per truccare le elezioni“, un’affermazione ovviamente non sostenuta da fatti o ricerche. E, infatti, è arrivato puntuale l’avviso di Twitter che, pur non cancellando il tweet, invitava il lettore ad informarsi in merito ai fatti presentati nel contenuto. E i fatti dimostrano che non esiste evidenza fattuale sul nesso tra voto per corrispondenza e brogli elettorali.
Nessuna “censura”, dunque, ma solo un meccanismo di accertamento attraverso il quale si cerca di porre un argine alle fake news, invitando i lettori ad essere più consapevoli rispetto a ciò che si trovano di fronte sui social.
L’ordine esecutivo di Trump contro i social
Per questo motivo, il Presidente USA ha firmato un ordine esecutivo che toglie l’immunità legale ai social network. Saranno, dunque, legalmente responsabili per ogni singolo contenuto postato dagli utenti. Secondo Trump, i social hanno l’usanza di mettere a tacere alcuni contenuti per favorirne degli altri, comportandosi a tutti gli effetti come editori. Un ordine, dunque, che intende mettere mano al Communication Decensy Act, con il quale le piattaforme venivano tutelate dall’essere considerate realtà editoriali. Verosimilmente, però, l’atto verrà impugnato presso l’autorità giudiziaria.
Dal canto suo, Jack Dorsey aveva già risposto alle accuse del Presidente, affermando che Twitter continuerà nella sua opera di fact checking e che la piattaforma ha mai messo in essere favoritismi di sorta. “Continueremo – scrive in un tweet – a segnalare informazioni errate o contestate sulle elezioni a livello globale. E ammetteremo e ci assumeremo la responsabilità di tutti gli errori che commetteremo“.
L’appoggio di Meloni: “i social non hanno il diritto di censurare”
Arriva dall’Italia il pieno sostegno a Donald Trump da parte dell’estrema destra rappresentata da Giorgia Meloni. La presidente di Fratelli D’Italia si schiera al fianco dell’inquilino della Casa Bianca, ritenendo che Twitter sia intervenuta “a gamba tesa sull’attività politica di Trump proprio nel bel mezzo della campagna elettorale per le presidenziali“. “La libertà di espressione è sacra – scrive su Facebook –, è un diritto universale da difendere ad ogni costo, nessuna società privata è al di sopra delle carte costituzionali e della democrazia“.
Giorgia Meloni non è nuova all’intolleranza nei confronti del fact checking. Non più di qualche mese fa, infatti, si era molto risentita che il Governo avesse deciso di istituire una task force per arginare le notizie false che circolavano sul coronavirus. Anche in quel caso, Meloni reclamava il diritto di dire ciò che si vuole su qualsiasi argomento e affermava che l’accertamento dei fatti avrebbe limitato le garanzie costituzionali.
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