Corea: test confermano, non c’è una ricaduta da coronavirus
In Corea i test condotti sui pazienti guariti hanno spiegato meglio perché risultavano ancora positivi
Corea – Gli esperti di malattie infettive della Corea del Sud, hanno spiegato giovedì che i frammenti di virus morti sono stati la causa dei falsi positivi di oltre 260 persone.
I pazienti a distanza di settimane, nonostante il recupero completo, avevano riscontrato una seconda positività da coronavirus.
Oh Myoung-don, che guida il comitato clinico centrale per il controllo delle malattie emergenti, ha raccontato che ci siano ormai poche ragioni per credere che quei casi potrebbero essere le reinfezioni o le riattivazioni del COVID-19.
In effetti qualora fosse risultato vero, gli sforzi per trovare una soluzione a breve termine per il coronavirus sarebbero stati ancora maggiori:
“I test hanno rilevato l’acido ribonucleico del virus morto”.
Ha continuato spiegando che nei test PCR, o test di reazione a catena della polimerasi, utilizzati per la diagnosi COVID-19, i materiali genetici del virus si amplificano durante i test, sia che provengano da un virus vivo o solo da frammenti di cellule morte che possono prendere mesi per cancellare dai pazienti recuperati.
I test PCR non possono distinguere se il virus è vivo o morto e questo può portare a falsi positivi.
“I test PCR che amplificano la genetica del virus vengono utilizzati in Corea per testare COVID-19 e i casi di ricaduta sono dovuti ai limiti tecnici dei test PCR.”
A partire da domenica 263 persone in Corea si sono nuovamente dimostrate positive per la malattia dopo essere state dichiarate libere da virus, di cui 17 minorenni o adolescenti, secondo il National Medical Center.
“La cellula epiteliale respiratoria ha un’emivita fino a tre mesi e il virus RNA nella cellula può essere rilevato con test PCR uno o due mesi dopo l’eliminazione della cellula”.
I risultati del comitato in Corea, hanno confermato una precedente valutazione da parte dei Korea Centers for Disease Control and Prevention, secondo cui i pazienti che hanno ripetuto i test, sembrano avere poca o nessuna contagiosità.
Il KCDC ha citato dunque i risultati dei test di coltura di virus dimostrando che non sono riusciti a trovare virus attivi nei pazienti guariti.
Il comitato ha spiegato inoltre che i casi di coronavirus nel paese, non sono imputabili alle “ricadute” dei soggetti già precedentemente infettati da coronavirus.
Una buona notizia.
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