Il pallonetto di Santa Lucia: ma perché si chiama così?
Il pallonetto di Santa Lucia: storia e tradizioni del piccolo borgo situato alle spalle dell’omonimo quartiere
Il pallonetto di Santa Lucia è collocato alle pendici del Monte Echia, uno spuntone roccioso, composto interamente da tufo giallo, ubicato nella zona di Pizzofalcone.
Qui nacque Massimo Ranieri, tra le voci tuttora più apprezzate del panorama musicale italiano; nello stesso luogo sono stati ambientati gli episodi della serie tv “I bastardi di Pizzofalcone”, tratta dall’omonimo romanzo di Maurizio Di Giovanni.
Nato come luogo di abitazione di pescatori napoletani, “‘o pallunett'” si caratterizza per la sua asimmetria urbanistica e la presenza di numerosi vicoletti che danno, a chi lo percorre, una sensazione simile a quella provocata da asfissia (‘cca ddreto nun se respira).
Tuttora, ogni pomeriggio, decine di ragazzi si riuniscono per giocare a pallone sino all’imbrunire, con le madri pronte a richiamarli per cena dopo averli osservati dietro le finestre dei “bassi”.
Ma da dove nasce il termine “pallonetto”?
Le prime attestazioni risalgono al 1692, e più precisamente a “Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli” dell’autore Carlo Celano.
Il pallonetto era un nuovo sport, di origine basca, praticato in una struttura di Piazza Bellini, una sorta di pelota moderna nato il secolo precedente a Firenze per intrattenere i membri della corte Medicea.
Il gioco giunse non dopo molti decenni anche a Napoli, dove fu praticato inizialmente all’aria aperta nei quartieri di Santa Chiara, San Liborio e Santa Lucia.
Il gioco prevedeva l’utilizzo di piccole palline realizzate a mano contenenti una pallina di piombo avvolta in gomma e lana con una copertura di cuoio, che veniva colpita dai ragazzini con una mano nuda o guantata.
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